Risultati per: “Alberto Di Fabio” …

I MARTEDI’ CRITICI – ALBERTO DI FABIO

ALBERTO DI FABIO

16 aprile 2013, ore 20.00

Chiostro del Bramante, Roma

a cura di Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti

con la collaborazione di Sara De Chiara e Laura Lionetti

 

Ospite del secondo appuntamento di primavera dei Martedì critici al Chiostro del Bramante è Alberto di Fabio.

Istradato dal padre artista all’amore per l’arte, e dalla madre insegnante di scienze naturali all’amore per la scienza, Alberto Di Fabio ha sviluppato nella sua ventennale pittura una sintesi dei due approcci all’esplorazione della realtà. Scienza della forma (il padre Pasquale Di Fabio è stato artista di rigorose astrazioni) e forma della scienza hanno dato così vita a un universo iconografico in cui sposare, in una sola concezione d’immagine, prospettiva microscopica e afflato macroscopico. L’interesse del pittore per la natura spazia dalla microparticella subatomica al cosmo, passando per neuroni e fotoni, in una messa in scena, alimentata da inesausto stupore, delle infinite forme del mondo e della vita. Ritenendo la pittura un organismo in sé, Alberto Di Fabio usa sovente allestire le sue mostre in forma di grande insieme di quadri, disposti a mo’ di pitto-installazione, nel rispetto dell’idea che i quadri – come recita il titolo di una sua recente mostra – siano «Giardini della mente».

Nato ad Avezzano nel 1966, Alberto di Fabio, diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Roma con Enzo Brunori, ha iniziato ad esporre giovanissimo, nel 1989, in una collettiva da Alessandra Bonomo, a Roma. Dopo la prima personale presso lo Studio Stefania Miscetti nel ’94, curata da Ester Coen, Di Fabio ha tenuto numerose personali in tutto il mondo, tra cui cinque, dal 2002 al 2011, nelle sedi della Gagosian Gallery di New York, Londra, Atene e Beverly Hills. In Italia sue personali sono state tenute, tra l’altro, presso S.A.L.E.S. (Roma), Umberto di Marino (Napoli) e Pack (Milano). Nel 2012 ha esposto un gruppo di 60 lavori alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Dal 1994 al 2001 Alberto Di Fabio ha vissuto a New York. Artista di fama internazionale, Di Fabio non ha mai smesso di alimentare il suo legame con il nativo Abruzzo e il paesaggio che lo caratterizza.

 

Contrassegnato da tag , , ,

I Martedì Critici- Fabio Sargentini

FABIO SARGENTINI

10 settembre 2014, ore 18.00

Museo MAXXI

a cura di Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti

con la collaborazione di Sara De Chiara, Federica Peligra e Alessandra Mazziotta

Ospite dell’appuntamento inaugurale del nuovo ciclo romano sarà Fabio Sargentini (Roma, 1939). Celebre gallerista, scrittore, regista teatrale e attore, fin dal 1957, anno di fondazione della Galleria L’Attico in piazza di Spagna, contribuisce con il padre Bruno a lanciare in Italia l’informale e il surrealismo. In seguito Sargentini si è distinto nel panorama dell’arte contemporanea per aver portato avanti un’arte di ricerca e di confine tra i linguaggi per un’accezione di spazio espositivo aperta, duttile, «teatrale» e performatica, uno spazio inteso come linguaggio e opera. In questo è stato pioneristico. Influssi letterari, di viaggio, esperienze personali di vita alimentano quindi un’idea di galleria come messa in scena di un pensiero, oltre che di oggetti estetici e azioni. L’incontro con Fabio Sargentini sarà quindi volto ad esplorare tutte quelle componenti della sua personalità culturale, dallo scrittore all’uomo di teatro, necessarie a restituire a tutto tondo la sua originale individualità.

Consumata la rottura professionale con il padre, Sargentini decide di dedicarsi all’opera di artisti giovani, guidato dall’intuizione, dall’orgoglio dell’anticipazione e dalla volontà di creare una propria identità culturale. Nel giugno del 1967, l’esposizione Fuoco immagine acqua terra getta le basi dell’Arte Povera. Nel gennaio 1969, ispirato dall’afflato ambientale delle opere che Pino Pascali aveva presentato a L’Attico, Sargentini cambia spazio espositivo, trasferendosi nel garage di via Beccaria, spazio che interpreta le esigenze delle nuove generazioni e che divenne presto un laboratorio di grande sperimentazione, di commistione tra le arti, rivoluzionando anche il rapporto tra artisti e pubblico. Il garage accoglie le mostre di Jannis Kounellis, Mario Merz, Eliseo Mattiacci, Sol Lewitt, Maurizio Mochetti, Luca Maria Patella, la prima mostra personale di Gino De Dominicis, e poi personali di Dennis Oppenheim, Jean Tinguely, Michelangelo Pistoletto, alternate a festival di danza e musica che portarono a Roma artisti, musicisti e performer internazionali, tra cui Simone Forti, La Monte Young, Terry Riley, Trisha Brown, Philip Glass, Steve Reich, Charlemagne Palestine, Yvonne Rainer, Joan Jonas. Mostre che hanno fatto storia, come i dodici cavalli vivi di Kounellis esposti nel 1969 o lo Zodiaco di De Dominicis, presentato nel 1970. Nel 1976 il garage di via Beccaria viene chiuso in maniera memorabile, inondato con cinquantamila litri di acqua, e aperto al pubblico per tre giorni. Sargentini si sposta allora nella galleria di via del Paradiso, aperta già dal 1972 e dove, dalla fine degli anni Settanta a oggi, alterna alle esposizioni d’arte (tra cui spiccano quelle più performative di Luigi Ontani e Gilbert & George), alcuni degli spettacoli di teatro sperimentale di cui è autore. I due spettacoli Peter Pan e Ballerina del 1979, presentati al Beat ’72, segnano in Italia l’avvento del teatro concettuale. Negli anni Ottanta Sargentini riprende una fitta e innovativa attività espositiva, presentando il lavoro degli artisti della scuola di San Lorenzo, quali Nunzio, Tirelli, Pizzi Cannella, accanto ad artisti quali Limoni, Ragalzi, Luzzi, Palmieri. Ancora oggi la Galleria L’Attico, lontana dalle logiche del mercato e dalle fiere, porta avanti un lavoro di ricerca, sostenendo molti artisti giovani, tra cui Matteo Montani, Luca Padroni, Giuseppe Capitano, Luigi Puxeddu, Mario Nalli.

Contrassegnato da tag , , , , , ,

Metti un martedì sera, a casa di Alberto Dambruoso

Riparte da Roma il tradizionale ciclo di art talk serali, capitanato da Alberto Dambruoso. I Martedì Critici continuano il loro viaggio nell’arte italiana, con un bagaglio davvero niente male: tre anni di incontri, tre città ospitanti, cinque sedi e quasi cento artisti. Cento meno uno. Che è il prossimo della lista, atteso per martedì 17 settembre. Un momento di amarcord, ma anche di progetti e riflessioni, insieme al critico che si inventò il fortunato progetto, tra le mura di casa sua.

Alberto Dambruoso, Jannis Kounellis e Guglielmo Gigliotti – foto Sebastiano Luciano

Alberto Dambruoso, Jannis Kounellis e Guglielmo Gigliotti – foto Sebastiano Luciano

Partiamo dal principio. I Martedì Critici nascono, su tua iniziativa, in una chiave piuttosto intima, come una specie di progetto non profit casalingo. Mi racconti?
Era il 16 febbraio del 2010. Tutto nacque a Roma, all’interno di un loft in via Carlo Botta 28, sul Colle Oppio, un tempo adibito a garage per le carrozze del soprastante convento di San Giuseppe di Cluny. Ero rientrato in Italia pochi mesi prima da New York, dove, stanco del sistema italiano, avevo deciso di trasferirmi per un po’: fu un artista, che aveva utilizzato lo spazio come studio/abitazione, a propormi di rilevarlo. E così mi trasferii. Fatti i doverosi aggiustamenti, il loft assomigliava sempre più a una sorta di galleria con tanto di vetrina su strada. A quel punto mi si è accesa la lampadina: le potenzialità di socializzazione culturale dello spazio erano altissime. Ne parlai subito con Micol Di Veroli, con la quale avevo curato di recente una mostra, e la cosa le piacque molto. Le idee mi si chiarirono in fretta. Tutto quel che volevo fare per quel posto era invitare un artista, chiedergli di portare qualche opera recente – da allestire come se si trattasse di una galleria – e poi girare i divani di casa, in modo da permettere alla gente di sedersi, guardare e ascoltare la discussione scaturita dalla triangolazione circolare tra opera, critico e artista. Così sono nati gli incontri.

Incontri casuali, quanto fortunati. L’idea ha funzionato da subito?
Direi di sì. È bastata qualche mail e un po’ di tam tam sui i social network, perché tantissime persone prendessero via via a partecipare. Spazio strapieno, tanto che i cinquanta metri quadri dello studio spesso nemmeno bastavano. In quell’oramai storico primo anno abbiamo presentato trentadue artisti, tra i quali Renato Mambor, Gianfranco Gorgoni, Cesare Tacchi, Alessandra Giovannoni, Gianfranco Gorgoni, Dino Pedriali, Flavio Favelli, Maurizio Donzelli e tanti altri. È stato un crescendo d’interesse e di partecipazione, fino al punto che la sede era diventata davvero troppo stretta: in tanti rinunciavano ad assistere per la troppa calca. A quel punto capii che era il momento di cercare una nuova sede. Ma questo è un altro capitolo.

Martedì Critici al Pecci di Milano- Incontro con Paolo Grassino

Martedì Critici al Pecci di Milano- Incontro con Paolo Grassino

Una curiosità: la scelta del martedì è casuale? C’è una storia dietro?
No, scelta affatto casuale! Innanzitutto non è un mistero che un po’ d’ispirazione mi è venuta dai “Mardis Littéraires” di Mallarmé, che , come noto, aveva creato uno dei cenacoli più all’avangurdia nella Parigi di fin de siècle. Un altro motivo, non meno importante, sta nel fatto che la parola ‘martedì’ contiene anche la parola “arte”, dunque già nel titolo c’era tutto il senso del progetto: l’incontro sullo stesso piano tra arte e critica, senza alcuna gerarchia. Infine c’è un motivo che ha a che vedere con i detti popolari: nel vocabolario collettivo si usa dire “Lunedì nero” e così, se il lunedì è nero, il martedì non può essere che critico!

Perché nasce questo progetto? Voglio dire, a quale domanda rispondono I Martedì Critici e che cosa cercano di muovere a livello del sistema dell’arte locale e nazionale?

Non sono il solo a sostenere che I Martedì Critici hanno colmato, nel loro piccolo, una lacuna. Da tempo mancava a Roma, ma anche in altri posti in Italia, un luogo dedicato alla riflessione sull’opera, un posto di ritrovo tra artisti, storici dell’arte, appassionati o curiosi, dove poter vivere un’esperienza di evasione e arricchimento. Frequentando il mondo dell’arte da quando sono piccolo, mi ero accorto come nel tempo l’arte fosse spesso scaduta a mera vetrina, con tanto di vernissage in cui la gente tutto fa tranne che osservare le opere. I Martedì Critici si sono posti fin da subito come alternativa alle gallerie, ma anche a tanti altri spazi istituzionali, rivendicando sempre la propria indipendenza rispetto al cosiddetto sistema dell’arte. La libertà ad esempio di non dover dipendere dal mercato, né da decisioni politiche, ci ha sicuramente permesso di diventare nel tempo una voce autorevole.

A un certo punto poi il progetto si è allargato oltre Roma…

Sì ad un certo punto, grazie all’amico – artista Andrea Aquilanti, il quale dopo aver partecipato da protagonista ad un incontro, aveva parlato del progetto a Piercarlo Borgogno in contatto con il Centro Pecci, ci è arrivata poco dopo una proposta dal Museo di Prato che da qualche mese aveva aperto un distaccamento a Milano. Abbiamo così iniziato ad andare in trasferta nel dicembre del 2011. Nel 2012 ci è arrivata una richiesta anche dal Pan di Napoli e nello stesso anni siamo tornati a Milano con sette appuntamenti. A dire il vero nel tempo sono giunte altre richieste, per esempio pareva quasi chiuso un progetto di incontri a Bari. Poi, per i soliti problemi legati ai tempi della politica e alle varie poltrone che si succedono, non se n’è fatto più nulla.

I Martedì Critici con Simone Pellegrini- sede di Via Carlo Botta a Colle Oppio

I Martedì Critici con Simone Pellegrini- sede di Via Carlo Botta a Colle Oppio

Hai avuto diversi critici-partner. Li vogliamo ricordare tutti?

Devo dire che ho avuto delle ottime spalle fin dall’inizio. A partire da Micol Di Veroli, che mi ha accompagnato durante il primo anno nello studio di Colle Oppio, fino a Guglielmo Gigliotti che mi affianca dalla scorsa stagione per gli incontri romani. Gigliotti, anche se non ufficialmente, in realtà faceva già parte dello staff curatoriale dei Martedì Critici, avendo spesso partecipato alle serate delle edizioni precedenti, nel corso delle quali veniva chiamato in causa da me per le sue originali e sempre interessanti domande rivolte agli artisti. In mezzo, la collaborazione più lunga con Marco Tonelli, studioso che ho sempre stimato fin dai tempi dell’Università e che ha dovuto rinunciare a farmi da spalla dallo scorso gennaio dopo essere stato eletto assessore alla cultura presso il Comune di Mantova. E infine la presenza costante ed indispensabile di Sara De Chiara, una delle anime vere dei Martedì Critici, storica dell’arte di grande spessore, che da anni ci dà una grande mano per comunicazione e organizzazione.

Di artisti ne hai ospitati tanti in questi tre anni. Siamo quasi al numero tondo…

Conti alla mano, con Mario Ceroli, prossimo artista a intervenire sul palco dei Martedì Critici, sono novantanove gli artisti presentati ad oggi. Un numero enorme, a cui si legano davvero tanti ricordi. La maggior parte per fortuna piacevoli, tranne uno particolarmente triste: mi riferisco alla scomparsa dell’artista Paolo Picozza, dieci giorni prima dell’incontro a lui dedicato. Ciascun artista è riuscito ad apportare la sua visione dell’arte e il dibattito mi sembra sia stato sempre vivo durante le serate. Una sorta di rito che si rinnova ogni martedì.

Capitolo finanziamenti: questione spinosa, viste le difficoltà incontrate lungo il percorso. Come si finanzia il progetto?

Capitolo che ci potrebbe far capitolare! A parte la battuta, tutti sappiamo cosa significhi portare avanti in questo Paese un progetto esclusivamente di tipo culturale, in cui i curatori non prendono un centesimo e tutti i soldi se ne vanno in riprese video, spese di viaggio e ospitalità per gli artisti e infine per i collaboratori. Finora siamo riusciti ad andare avanti in vari modi: il primo anno attraverso il mio personale contributo, il secondo grazie a due associazioni culturali, Incontri internazionali d’arte e Cortoartecircuito, e l’anno scorso attraverso due sponsorizzazioni private (Fastweb e Spedart). Adesso stiamo proseguendo grazie agli introiti ottenuti da un’asta di opere donateci dagli artisti che avevano già partecipato e ad un altro contributo di Spedart.

H.H. Lim ai Martedì Critici – foto Sebastiano Luciano

H.H. Lim ai Martedì Critici – foto Sebastiano Luciano

Senza peli sulla lingua: dove avete incontrato maggiore supporto e dove invece porte chiuse e poca sensibilità?

Non saprei dirti a chi dare la palma del maggior supporto. Certamente devo ringraziare Marco Ravaglioli dell’associazione Iter – percorsi di cultura che ci ha permesso di entrare gratuitamente il secondo anno all’Auditorium di Mecenate, la Dart – Chiostro del Bramante, che ugualmente ci ospita con le stesse modalità dallo scorso anno, Beatrice Bulgari presidente di Cortoartecircuito, Paola Ugolini che né è il direttore artistico e Gabriella Buontempo presidente di Incontri Internazionali d’Arte che hanno finanziato un intero anno di programmazione, il Centro Pecci di Prato, che da due anni patrocina i Martedì Critici al Pecci di Milano e, non ultimo, tutti coloro che hanno deciso di fare l’iscrizione all’Associazione Culturale I Martedì Critici.
Chi sicuramente non dobbiamo ringraziare sono il Comune di Roma, che nella figura dell’ex assessore alla cultura Gasperini ci aveva promesso di eliminare l’odiosa gabella di entrata per gli spettatori all’Auditorium di Mecenate, cosa mai mantenuta; e non dobbiamo ringraziare tanto meno la Sovrintendenza dei Beni Artistici e Architettonici di Roma che ci ha richiesto per un anno di programmazione un tariffario per il nolo della sala.

Parliamo della stagione che sta per cominciare. Anticipazioni e calendari?

Si parte a Roma, negli spazi del Chiostro del Bramante, con Mario Ceroli, uno dei più grandi scultori viventi degli ultimi cinquant’anni. Per l’occasione ci sarà anche una presentazione di Maurizio Calvesi, il critico che più di tutti si è occupato del suo lavoro. Poi Nanni Balestrini, Bruna Esposito, Bruno Ceccobbelli e altri ancora. Ad accompagnarmi durante la conduzione delle serate ci sarà anche per questa edizione Guglielmo Gigliotti. Dopo Roma I Martedì Critici approderanno anche quest’anno al Pecci di Milano, dove insieme a Stefano Pezzato, curatore del Pecci, condurremo cinque incontri prima delle festività natalizie e poi altri otto incontri tra febbraio e marzo 2014. Tra i nomi per Milano posso anticiparti quelli di Vedovamazzei, Mauro Staccioli e Botto & Bruno.

Un po’ di riflessioni. In Italia il dibattito sulla cultura e sul contemporaneo, e nello specifico quello sull’arte italiana, a che punto sta, secondo te? C’è bisogno di parlare di arte italiana? E quanto i dibattiti pubblici possono essere utili per conferire forza e identità alla scena italiana? I Martedì Criitci servono anche un po’ anche a questo?

Hai centrato esattamente il nocciolo della questione. A mio avviso manca ancora in Italia una conoscenza reale dell’arte italiana dagli anni Sessanta a oggi. C’è un bisogno assoluto di parlare di arte italiana, perché noi italiani soffriamo di esterofilia e tendiamo a sottovalutare, se non addirittura ad ignorare, l’arte prodotta dai nostri artisti, che invece io ritengo essere superiore – e anche di molto – rispetto a tanta arte prodotta in molte altrove. Un atteggiamento che credo sia nato dopo la sconfitta della Seconda guerra mondiale, quando un enorme complesso d’inferiorità cominciava ad aleggiare tra gli artisti, i critici e i galleristi italiani. A un certo punto tutto quello che veniva dall’America doveva per forza essere buono e la nostra arte era come se venisse dopo i giganti della Pop, del Minimalismo, dell’arte Concettuale, della Land art. Ciò – tolte e esperienze di Celant e Bonito Oliva – ha comportato inevitabilmente una sottovalutazione per tutti quegli artisti italiani che – da Rotella a Mauri, da Festa a Schifano e ancora Ceroli, Pascali, Angeli, Lombardo, Mambor e tanti altri – avevano invece rivoluzionato il linguaggio artistico dopo la lezione degli informali Burri e Fontana. L’arte contemporanea italiana di oggi nasce in quegli anni e sarebbe giusto che venisse ristabilita una verità storica: gli italiani non erano da meno degli americani e la loro ricerca è tuttora di primissimo piano. E occorre ancora fare ancora un lavoro importante su tutti gli anni Ottanta e Novanta. Il Macro a Roma e qualche altra istituzione hanno provato a fare un lavoro in questo senso, ma i risultati non sono sempre stati eccellenti.

Alberto Di Fabio al Chiostro del Bramante, Roma, 16 aprile 2013 – foto Sebastiano Luciano

Alberto Di Fabio al Chiostro del Bramante, Roma, 16 aprile 2013 – foto Sebastiano Luciano

Noi, con i Martedì Critici, abbiamo voluto tentare una mappatura, la più obiettiva possibile, sull’arte di qualità e di spessore prodotta in Italia dagli anni Sessanta ad oggi, facendola raccontare direttamente agli artisti in vita. Ciò che rimarrà di questo lavoro sarà un grande archivio per la memoria storica di questi anni sicuramente fragili, ma anche estremamente ricchi e vitali.

Dove stanno andando i Martedì Critici? Piani, sogni, sviluppi?

Nonostante la situazione del Paese, in qualche modo si va avanti. Tra i sogni vi è quello d’iniziare a invitare artisti internazionali, magari poco visti nelle istituzioni italiane. E poi, un giorno, portare l’evento anche all’estero. Mi sono arrivate delle proposte da New York e non è detto che prima o poi non accada. Un progetto già nel cassetto è quello di riuscire a pubblicare un catalogo/dvd che raccolga le immagini e le testimonianze critiche di chi ha vissuto in prima persona il clima degli incontri. Un ultimo sogno, infine, che potrebbe avverarsi presto, è quello di rendere i Martedì Critici fruibili ad un maggior numero di persone interessate, attraverso la tv. Ci sto lavorando da qualche tempo e forse siamo vicini. Ma si sa, siamo in Italia: il condizionale è d’obbligo!

Helga Marsala

http://www.artribune.com/2013/09/metti-un-martedi-sera-a-casa-di-alberto-dambruoso/

I Martedì Critici – Stefania Miscetti

Stefania Miscetti
9 ottobre 2018 ore 19.00
Visionarea Art Space
a cura di Alberto Dambruoso e Annalisa Ferraro

Martedì 9 ottobre si è tenuto il secondo appuntamento della stagione autunnale de «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al nono anno di attività.

Tale format si colloca nel più ampio progetto Visionarea Art Space, incubatore di idee che propone e promuove progetti di artisti contemporanei nazionali e internazionali, e che si avvale fin dalla prima edizione del fondamentale sostegno del Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele e della Fondazione Cultura e Arte.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno presso diverse sedi, a cominciare dal Visionarea Art Space di Roma, di recente inaugurazione.

Il tema comune del primo ciclo di incontri autunnale sarà “il Mediterraneo”, simbolo di culture antiche e moderne, luogo di incontri e scambi, spazio di conquiste, scoperte e conoscenza. Un Mare attorno al quale sono nate e cresciute alcune tra le più importanti civiltà dell’occidente e dell’oriente di questa parte di mondo, e si sono sviluppate le caratteristiche, uniche e peculiari, delle popolazioni che l’hanno vissuto e navigato. Maestri di chiara fama ed emergenti dal riconosciuto valore professionale saranno invitati presso il Visionarea Art Space per discutere della propria arte, di significati e poetiche, ma anche di una cultura comune, quella di area mediterranea appunto, che ha influenzato e caratterizzato nei secoli la produzione artistica e culturale delle nostre terre.

Stefania Miscetti
Laureata in Architettura e attiva nel campo della progettazione e del design, Stefania Miscetti è fondatrice dell’omonimo Studio Stefania Miscetti di Roma e dell’Associazione Culturale Mantellate, entrambe impegnati dal 1990 a supportare artisti affermati ed emergenti, a promuoverne attività sul territorio nazionale e internazionale, a sostenere riflessioni sociali e politiche.

In un ex spazio industriale di Trastevere, da quasi trent’anni, Stefania Miscetti accoglie curatori di ogni generazione, artisti italiani e stranieri, e le più diversificate espressioni artistiche, dalla pittura alla scultura, dalla video arte alla performance, dalle installazioni ai modelli architettonici, dalla poesia alla musica, fino ai gioielli, perseguendo come obiettivo la valorizzazione dell’arte contemporanea e la sua diffusione tra gli spazi pubblici e privati delle città, a partire da quella romana.

Sono nati, sotto la sua supervisione, progetti inediti e site specific, ideati appositamente per lo spazio della galleria, opere pensate per dialogare con la cultura, la storia e l’attualità della città di Roma, punto di riferimento in ogni riflessione e interlocutrice diretta o indiretta di ogni operazione culturale.

Lo Studio Stefania Miscetti ha accolto idee, progetti, opere di Marina Abramovic, Yoko Ono, Ben Vautier, Orlan, Wolf Vostell, Maria Lai, Nancy Spero, Hermann Nitsch, Doris Bloom, Bizhan Bassiri, Valie EXPORT, Michal Rovner, Gianni Piacentino, Alberto di Fabio, e ha promosso negli anni il lavoro di giovani artisti in fase di affermazione, come Paolo Canevari, Adrian Tranquilli, Manuela Filiaci, Gian Domenico Sozzi, Fiorella Rizzo e Silvia Giambrone.

Tra i legami più significativi che lo Studio Stefania Miscetti ha costruito e conservato nel tempo, è da ricordare quello con Maria Lai, artista impegnata nel recupero della cultura popolare e di tradizioni e processualità legate alla civiltà̀ preindustriale, alla quale la galleria ha dedicato quattro mostre, la prima nel 1991, l’ultima, recentissima, terminata a maggio 2018.

Da non dimenticare è l’impegno di Stefania Miscetti su temi sociali e politici: la rassegna SHE DEVIL (2006-2018), che nel 2018 ha compiuto dieci anni, pone l’attenzione sull’identità femminile, intesa come corpo, come mente, come libertà, come autodeterminazione, coscienza e pensiero. Differenti visioni di molteplici universi femminili riprendono forma e colore nei racconti-video di donne artiste, che, con la supervisione, ciascuna della propria curatrice, hanno dato voce alle impellenti necessità di genere, prima, e all’urgenza di una definizione di ruolo, poi, muovendosi costantemente dalla dimensione personale a quella collettiva.

Negli anni, Stefania Miscetti ha perseguito sempre come obiettivo personale e della galleria il coinvolgimento della città e dei suoi abitanti, da raggiungere attraverso l’organizzazione tanto di mostre in contesti privati che di eventi in luoghi pubblici. Muovendosi in questa direzione, nella metà degli anni ’90, lo Studio Stefania Miscetti ha dato vita all’iniziativa Projected Artists – Obiettivo Roma (1995-1997), che ha previsto la proiezione di grandi opere di artisti contemporanei sulla facciata di monumenti e antichi palazzi romani. L’evento, pensato proprio per coinvolgere i cittadini e per invadere gli spazi della loro quotidianità, è stato di grande impatto visivo ed emozionale, ed ha avuto la forza di connettere le antichità archeologiche e storico-artistiche della città di Roma con l’energia viva e attuale dell’arte contemporanea. Il progetto è stato precursore di una tendenza ormai diffusa, il recupero e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico e paesaggistico attraverso operazioni culturali pubbliche destinate alla collettività.

 

ORGANIZZAZIONE
ASSOCIAZIONE CULTURALE I MARTEDI CRITICI
Tel. +39 339 7535051
info@imartedicritici.it
www.imartedicritici.com
Visionarea Art Space
Via della Conciliazione 4
Roma
http://www.visionareaartspace.org
Tel. 06 6889 22744
Sponsor:
Spedart Srl
Media Sponsor: Riprese video:
ARTRIBUNE
Marica Messa
con il supporto di:
Hidalgo Associazione culturale

 

La Grande asta per I Martedì Critici dal Giornale dell’arte

Gianni Dessì, In Opera, 2009-10
Roma. Dopo gli appuntamenti invernali presso il Museo Pecci di Milano, ad aprile e maggio tornano a Roma, presso il Chiostro del Bramante, gli incontri con artisti de«I Martedì Critici», ideati e curati da Alberto Dambruoso, affiancato ora da Guglielmo Gigliotti. A Gianni Dessì (9 aprile, nella foto una sua opera) e Alberto Di Fabio (16 aprile) seguiranno gli appuntamenti con Jannis Kounellis, Gregorio Botta, Claudio Verna, Bizhan Bassiri, con inizio alle ore  20.00.
A sostegno di questo appuntamento, che ha riscosso nel tempo ampio successo di pubblico, si svolgerà martedì 23 aprile, alle ore 19.00, presso la galleria La Nuova Pesa(via del Corso, 530), la «Grande Asta per i Martedì Critici», organizzata da Laura Lionetti. Le opere in asta sono di Renato Mambor, Luca Maria Patella, Sergio Lombardo, Maurizio Mochetti, Luigi Ontani, Giosetta Fioroni, Giovanni Albanese, Vittorio Messina, Pizzi Cannella, H.H. Lim, Pietro Ruffo, Giuseppe Gallo, Pietro Fortuna, Matteo Montani, Andrea Aquilanti, Flavio Favelli, Bizhan Bassiri, Gianni Dessì, Gregorio Botta, Paolo Canevari, Felice Levini, Alberto Di Fabio, Goldiechiari, Arcangelo Sassolino, Stefano Di Stasio, Andrea Fogli, Maurizio Donzelli, Giancarlo Limoni Mauro Di Silvestre, Giuseppe Salvatori, Jack Sal, Giacinto Occhionero, Antonello Viola, Giancarlo Neri, Gianfranco Gorgoni. In asta anche un’opera donata da Fabio Sargentini, il cui autore rimane al momento segreto.
Le opere, donate da alcuni degli artisti protagonisti degli incontri dei «Martedì Critici» degli anni passati, tutti solidali con l’idea che questa importante voce degli artisti e opportunità di scambio con il pubblico non si debba spegnere, saranno in esposizione da sabato 20 aprile (16.30-19) a La Nuova Pesa (dom. 21 e lun. 22 ore 11-19, martedì 23 ore 11-18).
La «Grande Asta per i Martedì Critici» è stata istituita per dare nuova linfa a incontri che mettono al centro l’arte e gli artisti, dopo un lungo periodo di loro paradossale perifericità all’interno del cosiddetto «sistema dell’arte». La coscienza dell’arte necessita di pensieri, scambi e parole, di ragionamenti sui come e sui «perché» di una disciplina dello spirito alla quale nessuna civiltà può rinunciare, al di là di ogni crisi, perché l’arte non va mai in crisi.

edizione online, 8 aprile 2013