Archivio mensile:settembre 2014

I Martedì Critici – Paolo Portoghesi

PAOLO PORTOGHESI

30 settembre, 2014 ore 18:00

Museo MAXXI, Roma

a cura di Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti

con la collaborazione di Sara De Chiara, Federica Peligra e Alessandra Mazziotta

Ospite del secondo appuntamento del nuovo ciclo romano è Paolo Portoghesi (Roma, 1931). Laureato nel 1957 presso la Facoltà di Architettura della Sapienza di Roma, da allora Portoghesi ha sviluppato la propria attività parallelamente sui versanti della progettazione architettonica e della ricerca storica. Studioso dell’architettura del Barocco, del Rinascimento, del Liberty come dell’architettura moderna, è stato docente di Storia della critica all’università di Roma negli anni Sessanta, poi di storia dell’architettura presso il Politecnico di Milano, di cui è stato preside dal 1968 al 1976, per poi tornare a Roma dal 1995, dove tuttora insegna Geoarchitettura. Questo termine, mutuato da Le Corbusier, è argomento di una sua recente pubblicazione, (Geoarchitettura. Verso un’architettura della responsabilità, 2005), che indaga la complessità del rapporto tra progettazione dell’uomo e la natura, con le loro rispettive esigenze.

Direttore della Biennale di Architettura di Venezia nel 1980 e nel 19082, intitolata La presenza del passato, Portoghesi ha offerto un’occasione per riflettere sul nascente movimento postmoderno, di cui la realizzazione della celebre mostra Strada Novissima, alla Biennale del 1980, allestita presso le Corderie dell’Arsenale, è stato il simbolo. Venti architteti di fama mondiale, tra cui Frank O. Gehry, Rem Koolhaas, Arata Isozaki, Robert Venturi, Franco Purini, Ricardo Bofil, Christian de Portzamparc, sono stati invitati a costruire altrettante facciate di edifici, pensate come scenografia della strada di una città postmoderna, trasformando la Biennale in un contesto significativo di dibattito internazionale sull’attualità dell’architettura. Tra il 1983 e il 1993 Portoghesi è stato Presidente della Biennale di Venezia. Proprio nella riflessione postmoderna, con la sua visione sincronica della storia, affonda le radici l’architettura di Portoghesi, che guarda alle forme del passato e alla tradizione come stimolo per l’innovazione, e non come ripetizione meccanica di formule; quindi come reinterpretazione, pur nel rispetto di una continuità tra elementi che esprimono l’identità culturale dei luoghi.

Tra i suoi progetti più importanti ricordiamo a Roma Casa Baldi (1959), il complesso della Moschea, (assieme a Vittorio Gigliotti, 1974-1994) e la recente risistemazione di Piazza San Silvestro (2012); in Italia ricordiamo l’Istituto tecnico Industriale dell’Aquila (1969), la Chiesa della Sacra famiglia a Salerno (con Vittorio Gigliotti,1969), la sistemazione del borgo di Calcata, dove Portoghesi vive dal 2000, e il Teatro Politeama di Catanzaro (2002); a livello internazionale la Corte Reale di Ammam in Giordania, (1973), il Piano regolatore e l’ Aeroporto Internazionale di Khartum in Sudan (1973), dal 2000 la Moschea di Strasburgo.

Portoghesi ha fondato e diretto diverse riviste, come “Controspazio”, “Eupalino”, “Materia” e “Abitare la Terra.” Tra le sue più importanti pubblicazioni, ricordiamo Roma Barocca (1966); Borromini, architettura come linguaggio (1967); Dopo l’architettura moderna (1980); Natura e Architettura (1999). Portoghesi è stato nominato membro dell’Accademia delle Arti di Firenze, dell’Accademia di San Luca, dell’Accademia dei Lincei, dell’American Institute of Architects e nel 2002 Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana. La sua opera è stata premiata con numerosi riconoscimenti, tra cui la laurea honoris causa dell’università di Losanna (1984), la Legion d’Onore (1985); il premio Campidoglio per la cultura (2005).

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I Martedì Critici- Fabio Sargentini

FABIO SARGENTINI

10 settembre 2014, ore 18.00

Museo MAXXI

a cura di Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti

con la collaborazione di Sara De Chiara, Federica Peligra e Alessandra Mazziotta

Ospite dell’appuntamento inaugurale del nuovo ciclo romano sarà Fabio Sargentini (Roma, 1939). Celebre gallerista, scrittore, regista teatrale e attore, fin dal 1957, anno di fondazione della Galleria L’Attico in piazza di Spagna, contribuisce con il padre Bruno a lanciare in Italia l’informale e il surrealismo. In seguito Sargentini si è distinto nel panorama dell’arte contemporanea per aver portato avanti un’arte di ricerca e di confine tra i linguaggi per un’accezione di spazio espositivo aperta, duttile, «teatrale» e performatica, uno spazio inteso come linguaggio e opera. In questo è stato pioneristico. Influssi letterari, di viaggio, esperienze personali di vita alimentano quindi un’idea di galleria come messa in scena di un pensiero, oltre che di oggetti estetici e azioni. L’incontro con Fabio Sargentini sarà quindi volto ad esplorare tutte quelle componenti della sua personalità culturale, dallo scrittore all’uomo di teatro, necessarie a restituire a tutto tondo la sua originale individualità.

Consumata la rottura professionale con il padre, Sargentini decide di dedicarsi all’opera di artisti giovani, guidato dall’intuizione, dall’orgoglio dell’anticipazione e dalla volontà di creare una propria identità culturale. Nel giugno del 1967, l’esposizione Fuoco immagine acqua terra getta le basi dell’Arte Povera. Nel gennaio 1969, ispirato dall’afflato ambientale delle opere che Pino Pascali aveva presentato a L’Attico, Sargentini cambia spazio espositivo, trasferendosi nel garage di via Beccaria, spazio che interpreta le esigenze delle nuove generazioni e che divenne presto un laboratorio di grande sperimentazione, di commistione tra le arti, rivoluzionando anche il rapporto tra artisti e pubblico. Il garage accoglie le mostre di Jannis Kounellis, Mario Merz, Eliseo Mattiacci, Sol Lewitt, Maurizio Mochetti, Luca Maria Patella, la prima mostra personale di Gino De Dominicis, e poi personali di Dennis Oppenheim, Jean Tinguely, Michelangelo Pistoletto, alternate a festival di danza e musica che portarono a Roma artisti, musicisti e performer internazionali, tra cui Simone Forti, La Monte Young, Terry Riley, Trisha Brown, Philip Glass, Steve Reich, Charlemagne Palestine, Yvonne Rainer, Joan Jonas. Mostre che hanno fatto storia, come i dodici cavalli vivi di Kounellis esposti nel 1969 o lo Zodiaco di De Dominicis, presentato nel 1970. Nel 1976 il garage di via Beccaria viene chiuso in maniera memorabile, inondato con cinquantamila litri di acqua, e aperto al pubblico per tre giorni. Sargentini si sposta allora nella galleria di via del Paradiso, aperta già dal 1972 e dove, dalla fine degli anni Settanta a oggi, alterna alle esposizioni d’arte (tra cui spiccano quelle più performative di Luigi Ontani e Gilbert & George), alcuni degli spettacoli di teatro sperimentale di cui è autore. I due spettacoli Peter Pan e Ballerina del 1979, presentati al Beat ’72, segnano in Italia l’avvento del teatro concettuale. Negli anni Ottanta Sargentini riprende una fitta e innovativa attività espositiva, presentando il lavoro degli artisti della scuola di San Lorenzo, quali Nunzio, Tirelli, Pizzi Cannella, accanto ad artisti quali Limoni, Ragalzi, Luzzi, Palmieri. Ancora oggi la Galleria L’Attico, lontana dalle logiche del mercato e dalle fiere, porta avanti un lavoro di ricerca, sostenendo molti artisti giovani, tra cui Matteo Montani, Luca Padroni, Giuseppe Capitano, Luigi Puxeddu, Mario Nalli.

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