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I Martedì Critici – Carlo Maria Mariani

CARLO MARIA MARIANI
6 dicembre 2016, ore 18,30
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Roma
a cura di Alberto Dambruoso e Italo Tomassoni

Martedì 6 dicembre alle 18.30 si è svolto il settimo appuntamento della stagione autunnale de «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al settimo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma, tra l’Accademia di Belle Arti e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina.
Ad affiancare l’ideatore degli incontri Alberto Dambruoso nella conduzione delle interviste, si avvicenderanno interlocutori di volta in volta diversi: Gianluca Brogna, Lorenzo Canova, Marco Di Capua, Guglielmo Gigliotti, Roberto Gramiccia, Italo Tomassoni.

Ospite dell’appuntamento, martedì 6 dicembre, è Carlo Maria Mariani (Roma, 1931). L’incontro è realizzato in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Carlo Maria Mariani si è diplomato nel 1955 all’Accademia di Belle Arti di Roma e fin da giovanissimo dipinge, come ha raccontato nell’intervista con Pier Vittorio Tonelli (in “Flash Art”, febbraio 2013), misurandosi, nelle prime esperienze, con la tecnica dell’affresco sulle superfici estese di absidi e catini di chiese. Negli antichi maestri allora prediletti, come Correggio e Caravaggio, o i Veneziani, primo fra tutti Tintoretto, riconosce la stessa tensione che muove dal profondo la sua pittura: lo slancio, venato di nostalgia, verso l’irraggiungibile ideale classico della forma. Più che frequentando pinacoteche, lo studio dell’antico si alimenta nelle biblioteche e negli archivi, come quello dell’accademia di San Luca a Roma, dove Mariani si concentra sugli artisti e teorici del Neoclassico, tra cui Johann Joachim Winckelmann, Karl Philipp Moritz e Anton Raphael Mengs.

L’approfondita conoscenza della tradizione e del passato lo porta a coniare la definizione di “Pittore come storico dell’arte” e a stabilire con gli antichi artisti e le loro opere un rapporto di natura empatica.

Negli anni Settanta, quando il sistema dell’arte era ancora dominato dal movimento concettuale, dalle esperienze performative e dell’happening, Mariani si dedica a una colta pittura figurativa: temi iconografici di ispirazione neoclassica prendono corpo sulla tela attraverso stratificazioni di colore e gradazioni di luce, spesso immersi in universi immaginari dove irrompono elementi di matrice surrealista o atmosfere d’ascendenza metafisica. La scelta all’epoca controcorrente della pittura, per di più figurativa, non rappresenta un’evasione, ma lancia una sfida, acuita dall’impronta classicheggiante dei soggetti e della resa, e offre una riflessione sullo stesso fare arte nel mondo contemporaneo. Mariani è l’artista di spicco dell’Anacronismo, movimento lanciato da Maurizio Calvesi nei primi anni Ottanta che, come rivela l’etimologia del termine, si riferisce a valori “fuori tempo” rispetto all’attualità e che attraverso un linguaggio colto, ricco di citazioni e vertiginosamente affacciato su un tempo remoto, destabilizza il presente.

Il dipinto nell’opera di Mariani diventa un terreno di indagine sulle attuali potenzialità del mezzo pittorico, senza rinunciare all’imprescindibile rapporto con l’antico che deriva dalla sua secolare tradizione e che, oltre a nutrire la nostra esigenza di bellezza, armonia e di contemplazione, attraverso una sfasatura ci interroga sul valore del tempo della memoria.

Dal 1993 Carlo Maria Mariani vive e lavora a New York. Nel 1997 ha ottenuto il Premio Marche per l’arte contemporanea ad Ancona e nel 1998 il Premio Antonio Feltrinelli per la pittura conferito dall’Accademia nazionale dei Lincei.

Le sue opere sono conservate in numerose collezioni in Italia e all’estero, tra cui ricordiamo: Guggenheim Museum, New York; Lincoln Center, New York; Tate Gallery, Londra; Frye Museum, Seattle, Washington; Groninger Museum, Groninger, Olanda; Kunstsammlugen-Schlossmuseum, Weimar; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Fondazione Maramotti, Reggio Emilia; Collezione Borghese, Roma; ilMuseo di Palazzo Forti, Verona.

Tra le principali rassegne internazionali cui ha partecipato, ricordiamo: XVI Biennale di San Paolo, 1981; Documenta 7 a Kassel, 1982, Biennale di Sydney 1986, le edizioni della Biennale di Venezia del 1982, 1984,1990, La Quadriennale di Roma, 1992.

Ha inoltre esposto presso: Galleria d’Arte Moderna, Roma, 1980; Centre George Pompidou, Parigi, 1984; Museum of Modern Art, New York, 1984; Hirshorn Museum, Washington D.C., 1985; San Francisco Museum of Modern Art, 1986; Palais des Beaux Art, Charleroi, Belgio, 1987; Mathildenhohe Darmstadt, Germania, 1992; Los Angeles County Museum of Art, 1992; Frankfurt Kunstverein, Germania, 1997; California Center for the Arts, 1996; Frye Museum, Seattle, 1999; Museo d’arte moderna di Ostenda, Belgio 2001; Philadelphia Museum of Art, 2004; Palazzo Te, Mantova, 2005; Smithsonian National Portrait Gallery, Washington D.C., 2009; CIAC – Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno, 2013.

Per maggiori informazioni:
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Piazzale della Farnesina, 1
+39 06 36914145
dgsp8@esteri.it
www.collezionefarnesina.esteri.it

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I Martedì Critici – ALESSANDRO PIANGIAMORE

 

ALESSANDRO PIANGIAMORE
31 maggio 2016, ore 19.30
TEMPIETTO DEL BRAMANTE, al Gianicolo
a cura di Alberto Dambruoso e Helga Marsala

 

Martedì 31 maggio avrà luogo il nono appuntamento della stagione primaverile dei «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al settimo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma, in diverse sedi, alternandosi tra il Museo MACRO di via Nizza, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina e il Tempietto del Bramante sul Gianicolo, sede dell’Accademia di Spagna.

Ad affiancare Alberto Dambruoso nella conduzione delle interviste, si avvicenderanno interlocutori di volta in volta diversi: Lorenzo Canova, Claudio Crescentini, Sara De Chiara, Marco Di Capua, Guglielmo Gigliotti, Helga Marsala.

 

Ospite del nono appuntamento, martedì 31 maggio, realizzato in collaborazione con l’Accademia di Spagna, è Alessandro Piangiamore (Enna, 1976).

La pratica artistica di Alessandro Piangiamore, sebbene si sviluppi attraverso una molteplicità di approcci che prevedono l’impiego di media e materiali differenti, è contraddistinta da una ricerca volta a conferire un’espressione plastica a ciò che per natura è effimero o informe, come l’acqua raccolta nella cavità di una valva di conchiglia incastonata in una superficie di cemento in Una conchiglia vuota gocciola su un pavimento di cemento (2011). L’incontro di elementi naturali e organici, come conchiglie e petali di fiori, con materiali industriali come il cemento, crea una tensione data dal loro contrasto, un contrasto che alimenta gran parte della produzione di Piangiamore in cui leggerezza e gravità, esterno e interno, pieno e vuoto, mutevolezza e persistenza convivono. Nella serie Primavera Piangiamore (2014) alcuni contenitori di cristallo racchiudono le fragranze create dall’artista mescolando profumi raccolti nel tempo e ordinati secondo un personale principio di classificazione, basato sulle loro diverse gradazioni di colore. I contenitori, caratterizzati da forme sinuose e irregolari, sono stati realizzati da maestri vetrai, invitati ad ispirarsi nel plasmare la materia allo stesso profumo che le insolite ampolle sono destinate a contenere. Tutto il vento che c’è è un progetto cominciato nel 2008 e sviluppato a partire da un’indagine sui principali venti che soffiano nelle diverse aree geografiche del pianeta e le loro possibili rappresentazioni. Alcune sculture in terra sono state esposte all’azione del vento che ne ha levigato i contorni ed eroso le forme, ottenendo un risultato imprevedibile e concreto ma dotato di un risvolto immateriale, poiché parte della loro materia costitutiva è stata dispersa dal vento stesso. Oltre alle sculture, i venti sono ritratti in un gruppo di incisioni che raffigurano paesaggi naturali e urbani in cui è visibile l’azione dei venti, che a loro volta incidono sul territorio che colpiscono.

La recente serie di lavori intitolata La cera di Roma consiste in lastre di cera di grandi dimensioni, ottenute dalla fusione di residui di candele recuperati nelle chiese di Roma o nelle abitazioni degli amici dell’artista. Materiale di scarto proveniente da contesti diversi ritrova così una nuova unità che dà vita a una rappresentazione astratta, simbolica e casuale della città.

Tra le principali mostre personali di Alessandro Piangiamore, ricordiamo: L’osso è sacro, Angelo Mai, Roma, 2005; Sfidando la verità con la gravità, Paolo Bonzano Gallery, Roma, 2006; Luogo comune, (con Stanislao di Giugno), Galleria Tiziana Di Caro, Salerno, 2008; Quando il fuori di adesso era dentro e il dentro era fuori, Fondazione Brodbeck, Catania, in collaborazione con Palazzo Riso, Palermo, 2010; Tutto il vento che c’è, GAMeC, Bergamo, 2011; Testimone di fatti ordinari, MAGAZZINO, Roma, 2011; Tutto il vento che c’è, Galleria Civica Giovanni Segantini, Arco (Rovereto), in collaborazione con Museo dell’Alto Garda, MART (Rovereto), 2013; Primavera Piangiamore, Palais de Tokyo, Parigi, 2014; Attorno ad una conchiglia vuota, Istituto Italiano di Cultura, Parigi, 2015.

Tra le recenti collettive, ricordiamo: Triennale di Torino T2- 50 lune di Saturno, Castello di Rivoli, Rivoli, 2008; The sky into a room, Galleria Comunale d’Arte Monfalcone, 2009; Mutinity seemed a probability, Fondazione Giuliani, Roma, 2010; La scultura italiana del XXI secolo, Fondazione Pomodoro, Milano, 2010; ECC, Galleria Nazionale di Cosenza, 2011; When In Rome, a cura di L. Lo Pinto e V. Mannucci, Istituto Italiano di Cultura, Los Angeles, 2011; Smeared with the Gold of the Opulent Sun, Fondazione NOMAS, Roma, 2012; Re-Generation, MACRO, Roma, 2012; Il fascino discreto dell’oggetto, GNAM, Roma, 2013; Meteorite in giardino, Fondazione Merz, Torino, 2014; M I L K R E V O L U T I O N, American Academy in Rome, 2015; èdra- Tutta l’Italia è silenziosa, Real Academia Española e Istituto Polacco, Roma, 2015. Nel 2015, Piangiamore si è aggiudicato il XVI Premio Cairo con La XXI cera di Roma.

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I Martedì Critici – CARLOS GARAICOA

CARLOS GARAICOA

24 maggio 2016, ore 19.30
TEMPIETTO DEL BRAMANTE, al Gianicolo, Roma

a cura di Alberto Dambruoso e Lorenzo Canova

 

Martedì 24 maggio l’ottavo appuntamento della stagione primaverile dei «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al settimo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma, in diverse sedi, alternandosi tra il Museo MACRO di via Nizza, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina e il Tempietto del Bramante sul Gianicolo, sede dell’Accademia di Spagna.

Ad affiancare Alberto Dambruoso nella conduzione delle interviste, si avvicenderanno interlocutori di volta in volta diversi: Lorenzo Canova, Claudio Crescentini, Sara De Chiara, Marco Di Capua, Guglielmo Gigliotti, Helga Marsala.

 

Ospite del settimo appuntamento, martedì 24 maggio, realizzato in collaborazione con l’Accademia di Spagna, è Carlos Garaicoa (L’Avana, 1967).

La pratica artistica di Carlos Garaicoa si sviluppa a partire da una riflessione sull’architettura e sul ruolo cruciale che occupa oggi nella società, tanto da contribuire, oltre al cambiamento dell’assetto urbano, anche alle trasformazioni più profonde a livello sociale, ideologico e politico. L’ispirazione principale deriva dalla città natale dell’artista, L’Avana, caratterizzata da un’urbanizzazione complessa e stratificata che testimonia in maniera eloquente la storia stessa della città. Gli edifici in decadenza e abbandonati o le architetture rimaste incomplete – già in stato di rovine prima ancora di essere terminate e vissute – diventano per Garaicoa luoghi aperti ad accogliere infinite possibilità narrative e progettuali, grazie alla forza di trasfigurazione dell’immaginazione. Utilizzando media diversi ed eterogenei – dal disegno alla maquette, dall’ installazione all’incisione sul polistirolo e alla fotografia – l’artista esplora la città come se fosse un organismo in continua trasformazione e agisce sulla discrepanza riscontrabile nel suo aspetto concreto tra le ambizioni, le teorie, i progetti e i risultati effettivi, innestando in quello spazio sospeso del tessuto urbano una trama narrativa, dettata dal desiderio. In Continuity of Somebody’s Architecture (2002), presentata a Documenta 11, l’artista ha progettato in alcune maquettes una serie di interventi per completare le architetture non finite di Cuba, attraverso un’indagine approfondita che ha incluso lo studio dei progetti originali. Para transformar la palabra política en hechos, finalmente (2009) è il titolo di una serie di fotografie che ha per soggetto il paesaggio urbano. Agli edifici fotografati, l’artista sovrappone strutture immaginarie, fatte di ritagli o di disegni eseguiti con fili colorati tesi su spilli sottilissimi, fissati alle fotografie: sulla reale architettura interviene il disegno della mente, che può essere allo stesso tempo frutto di una memoria del passato o una proiezione di un tempo futuro. In alcune fotografie, Garaicoa completa le grandi scritte che compaiono in cima a vecchi edifici decadenti, apportando modifiche significative. Oltre che di queste fotografie, la dimensione “testuale” delle città è il soggetto di una serie di lavori in ceramica e di arazzi stampati, che riproducono in maniera fedele le insegne e le scritte in giro per la città e i loro supporti. Isolate dal contesto, le parole assumono un valore diverso e abbassato di tono, come fossero solo il residuo di grandi ambizioni, o aspettative deluse. Nella serie fotografica El dibujo, la escritura, la abstracción (1997-2012) Garaicoa rappresenta alcuni graffiti tracciati sui muri de L’Avana. La fitta trama di segni è costituita da una stratificazione di desideri, umori, sogni, paure e fallimenti; è la voce di un immaginario collettivo che, dal contesto specifico cubano, si estende a una dimensione universale.

Carlos Garaicoa vive tra L’Avana e Madrid. Il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e collettive presso l’Art in General e il MOMA a New York, la Biblioteca Luis Angel Arango a Bogotá, il Nasjonalmuseet a Oslo, il Museo de Arte Reina Sofía a Madrid e la Tate di Liverpool. Ha partecipato alla 18a Biennale of Sydney, alla 5a, 6a, 7a e 11a Havana Biennial, alla 12a Fellbach Triennale in Germania, alla 1a Johannesburg Biennale, alla 17a Biennial, Arte de Paiz, in Guatemala, alla 8a Shanghai Biennale in Cina, alle edizioni 24a, 26a e 28a São Paulo Biennial in Brasile, a Documenta XI in Germania, alla 1a Yokohama Triennale in Giappone e alla Biennale di Venezia nel 2005 e nel 2009. I lavori di Garaicoa sono conservati in numerose collezioni pubbliche e private, tra cui ricordiamo: il Museum of Modern Art e il Guggenheim Museum a New York, la Maison Européenne de la Photographie a Parigi, l’Art Gallery of Ontario a Toronto, il Museo Nacional de Bellas Artes a L’Avana e la Tate Modern a Londra. Nel 2005 si è aggiudicato il 39° International Contemporary Art Prize di Montecarlo e il Katherine S. Marmor Award, Los Angeles M.O.C.A.

È attualmente in corso l’esposizione Testigos / Las raíces del mundo presso la sede di San Gimignano della Galleria Continua.

 


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I Martedì Critici – FERRAN BARENBLIT

FERRAN BARENBLIT

17 maggio 2016, ore 19.30

TEMPIETTO DEL BRAMANTE al Gianicolo, Roma

a cura di Alberto Dambruoso e Sara De Chiara

Martedì 17 maggio avrà luogo il settimo appuntamento della stagione primaverile dei «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al settimo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma, in diverse sedi, alternandosi tra il Museo MACRO di via Nizza, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina e il Tempietto del Bramante sul Gianicolo, sede dell’Accademia di Spagna.

Ad affiancare #AlbertoDambruoso nella conduzione delle interviste, si avvicenderanno interlocutori di volta in volta diversi: Lorenzo Canova, Claudio Crescentini, Sara De Chiara, Marco Di Capua, Guglielmo Gigliotti, Helga Marsala.

Ospite del settimo appuntamento, martedì 17 maggio, realizzato in collaborazione con l’Accademia di Spagna, è Ferran Barenblit (Buenos Aires, 1968).

Nel settembre 2015, Ferran Barenblit è stato nominato nuovo direttore del MACBA, Museo di Arte Contemporanea di Barcellona. Storico dell’arte, laureatosi presso l’Universitat de Barcelona nel 1991 e specializzatosi in Museologia presso la New York University nel 1995, Barenblit vanta un’esperienza internazionale sia in campo curatoriale, sia in campo accademico.
Dal 1994 al 1996 è stato assistente curatore presso il New Museum di New York, dove ha collaborato con il direttore Marcia Tucker. Rientrato in Spagna, dal 1996 al 1998, e poi nel biennio 2000-2001, è stato capo curatore di Espai 13, alla Fundació Joan Miró, dove ha organizzato numerose mostre, tra cui ricordiamo Ironia, svoltasi presso le gallerie della Fundació nel 2001, e concetrata sui cambiamenti radicali che si sono sviluppati nell’arte a partire dagli anni Sessanta.
Dal 2002 al 2008, Barenblit è stato direttore del Centre d’Art Santa Mònica, uno spazio dedicato alla promozione dell’arte contemporanea. Il programma spicca per la partecipazione di numerosi artisti internazionali, tra cui: Martí Anson, Alicia Framis, Christian Jankowski, Dora García, Jiri Kovanda, Maria Nordman, Esther Partegàs e Fernando Sánchez Castillo.
Dopo quest’esperienza, dal 2008 Barenblit ha diretto CA2M – Centro de Arte Dos de Mayo della Comunidad de Madrid a Móstoles, nell’area metropolitana di Madrid, inaugurato in quello stesso anno. Fin dalla sua fondazione, il CA2M si è rivelato un centro artistico vivace e dinamico, attento al rapporto con il pubblico; accanto a un’intensa attività espositiva, ha sviluppato un ricco programma di eventi pubblici, laboratori educativi e relizzato numerose pubblicazioni.
Nel 2008 è stato anche co-curatore della Site Santa Fe Biennial, in New Mexico e nel 2014 membro della giuria della Bienal de Cuenca, Ecuador.

Barenblit ha tenuto conferenze presso Università, Istituzioni e Musei di tutto il mondo, tra cui ricordiamo: UC Berkeley; UC Santa Barbara; Arizona State University; Otis School of Art, Los Angeles; Cincinnati Arts Center; Universidad Nacional Autónoma de México; Universidad de Buenos Aires; Universidad Santa Cecilia, São Paulo; Université Paris III – Sorbone Nouvelle; Royal Academy of Fine Arts, Copenhagen; Biennale di Venezia; Townhouse, Cairo; Indian Art Fair, New Delhi; Association of Japanese Art Critics, Tokyo. Dal 2006 al 2011 è stato docente ospite del Royal College of Art di Londra, nel programma in Curating Contemporary Art.
Barenblit è inoltre membro dell’ACCA, Catalan Association of Art Critics (commissione 2000-2002); IKT, International Association of Contemporary Art Curators (commissione 2011-2014); ADACE, Asociación de Directores de Arte Contemporáneo de España (commissione dal 2007); CIMAM, International Committee for Museums and Collections of Modern Art.

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I Martedì Critici – PIERLUIGI PUSOLE

PIERLUIGI PUSOLE

10 maggio 2016, ore 19.00

Tempietto del Bramante al Gianicolo

a cura di Alberto Dambruoso e Helga Marsala

Martedì 10 maggio avrà luogo il sesto appuntamento della stagione primaverile dei «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al settimo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma, in diverse sedi, alternandosi tra il Museo MACRO di via Nizza, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina e il Tempietto del Bramante sul Gianicolo, sede dell’Accademia di Spagna.

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Ospite del sesto appuntamento,  realizzato in collaborazione con l’Accademia di Spagna, è Pierluigi Pusole (Torino, 1963).

La ricerca pittorica di Pierluigi Pusole è radicata nell’attenta osservazione del mondo fenomenico e sempre in dialogo con i nuovi mezzi tecnologici di produzione e trasmissione delle immagini. Dopo la formazione come pubblicitario e l’esordio artistico contraddistinto dall’uso di un vocabolario di derivazione fumettistica ed espressione della cultura underground, Pusole affina la sua indagine ed elabora un linguaggio in cui la pittura abbandona la sua funzione rappresentativa per presentare se stessa facendosi natura, diventando parte del creato. Dal 1996 l’artista ha intitolato la sua produzione Io sono dio, un ciclo di opere che rivelano la volontà “demiurgica” dell’artista di creare sulla tela una realtà nuova e autentica. Sebbene partano da un dato oggettivo, spesso costituito da un paesaggio metropolitano o naturale, i dipinti di Pusole sono enigmatici perché volti a riprodurre non le forme esterne, ma a carpire le segrete leggi che regolano il flusso del reale e a ripeterne il processo di creazione. Profondamente affascinato dalle infinite possibilità di variazione della natura, dei minimi scarti che esistono nella ripetizione delle forme, come un artista scienziato Pusole inventa una pittura liquida, applicata con una tecnica rapida che gli permette di perdere il totale controllo sull’esito finale, di ritornare più volte sullo stesso tema, di campionare i segni ricorrenti, di apportare sempre nuove variazioni. Il mondo creato dall’artista è onirico e visionario, acceso da cromatismi acidi e allucinati, affidati a stesure di colore che cristallizzano solo temporaneamente un paesaggio in continua trasformazione. A volte i dipinti, su tela o su carta, formano installazioni modulari, in cui immagini di paesaggi naturali o artificiali sono giustapposte a grafici, cellule ingrandite, ambientazioni in cui sono inserite sagome di figure umane, tutte immagini che rimandano l’una all’altra e che consentono numerose possibilità di combinazione tra loro, per riconfigurare di volta in volta un cosmo diverso e allo stesso tempo per esplorare le capacità che ha la pittura di rigenerarsi.

Tra le recenti mostre personali di Perluigi Pusole ricordiamo: SP/15, Studio d’Arte Cannaviello, Milano, 2015; Experiments, Studio d’Arte Cannaviello, Milano, 2011; Special Event, Studio d’Arte Raffaelli, Trento, 2011; Experiments, Studio d’Arte Raffaelli, Trento, 2010; Experiments, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, San Marino, 2010; Galleria In Arco, Torino, 2008; Io sono dio, Galleria Michael Schultz, Berlino, 2006; Standard – Opere 2002, Galleria dello Scudo, Verona, 2002.

Tra le principali mostre collettive, ricordiamo: Il Cangiante, Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano, 1986; Aperto 90, Biennale di Venezia, 1990; Anni Novanta, Galleria Civica, Bologna, 1991; Ultime generazioni, XII Quadriennale a Roma, 1996; Arte Italiana: la Pittura Iconica, GAM, Bologna, 1997; Futurama, Museo Pecci, Prato, 2000; La GAM costruisce il suo futuro, G.A.M., Torino, 2001; Arte italiana 1968-2007, pittura, Palazzo Reale, Milano, 2007; Plenitudini, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, San Marino, 2009; Liberi tutti, Museo Ettore Fico, Torino, 2015.

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