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I Martedì Critici – NICOLA VERLATO

NICOLA VERLATO
5 giugno 2018, ore 18.00
Accademia di Belle Arti di Roma
a cura di Alberto Dambruoso Lorenzo Canova ed Helga Marsala
Introduce Tiziana D’Acchille, Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma

Ospite del quinto appuntamento stagionale de «I Martedì Critici» sarà Nicola Verlato (Verona, 1965).

Nicola Verlato è un artista figurativo, italiano di nascita e americano di adozione. Attualmente vive e lavora tra Roma e Los Angeles.

Pittore e scultore delle emozioni e degli stati d’animo, delle azioni e delle contrazioni dei corpi, Nicola Verlato è da sempre interessato a trasferire nelle sue creazioni le sensazioni intense che quotidianamente riempiono la vita dell’uomo e a rendere oggetto di contemplazione e riflessione quelle relazioni che spontaneamente si stabiliscono tra gli individui. Paure, ossessioni, incubi, nelle loro manifestazioni talvolta sofferte, talvolta violente, hanno la forza di sfondare la bidimensionalità e investire lo spettatore con un turbinio di emozioni. Con l’intensità e la dirompenza caravaggesca, l’artista colloca le sue figure in un ambito talmente reale da apparire brutale, con la prospettiva e l’ascendenza sacra carraccesca, Nicola Verlato fa che i suoi personaggi atterrino ad un passo dallo spettatore, che i loro corpi si attorciglino in rotazioni e contrazioni, tanto intense da rappresentare un viaggio che arriva dritto fino a Gericault. Evidentemente legato alla pittura classica, dall’arte rinascimentale a quella barocca, dalle tendenze manieriste a quelle neoclassiche e romantiche, con uno sguardo sempre rivolto ai resti della cultura greco-romana, Nicola Verlato è perfettamente calato nell’epoca attuale, è un attento osservatore dei fenomeni della società contemporanea e un attivo sostenitore dell’arte come processo collettivo in grado di coinvolgere, nel suo compiersi, la comunità e tutti i suoi media.

Attraverso l’utilizzo delle tecnologie 3D, affiancato al disegno e alla pittura, l’artista lavora per rinnovare esteticamente le forme classiche, le uniche in grado di parlare alla società, potenziandone le capacità espressive e adattando il linguaggio e il derivato simbolismo ai fruitori del presente. Verlato si affida ad un processo creativo lento e sofisticato, si dedica con cura al disegno di ogni dettaglio, alla resa plastica dei corpi, all’equilibrio tra la luce e il colore, alla dinamicità, alla suggestione scenica, al raggiungimento di una figurazione che, pur partendo da modelli tradizionali, si fa contemporanea nella tridimensionalità offerta dalle strumentazioni del digitale.

Se costante è, nei lavori dell’artista, il rimando alla storia dell’arte italiana, altrettanto potenti sono gli effetti dell’acquisita cultura americana, nei riferimenti alle più moderne correnti artistiche, e l’utilizzo di linguaggi immediati e diretti, propri delle illustrazioni, dei fumetti e dei videogiochi, finalizzati ad amplificare la tragicità e il pathos del suo crudo realismo.

Nicola Verlato ha esposto le sue opere in gallerie e musei di tutto il mondo, tra cui la White Columns di New York, il Museum of Modern Art di Arnhem, la Biennale di Praga e la 53ª Biennale di Venezia del 2009 nel Padiglione Italia. Verlato ha affiancato artisti come Erwin Olaf, Santiago Sierra, Shepard Fairey, Kehinde Wiley, Ronald Ophuis, José Lerma, Mark Ryden e Robert Williams. Il suo lavoro è presente in diverse collezioni pubbliche e private in paesi come USA, Argentina, Italia, Spagna, Olanda, Danimarca, Norvegia, Cina e Filippine. Il suo lavoro è stato pubblicato su Art in America, Flash Art, Juxtapoz, Vogue Italia, Art Pulse, LoDown Magazine.

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I Martedì Critici – Maria Morganti

MARIA MORGANTI
23 maggio 2017, ore 19.30

Real Academia de España en Roma, Real Academia de España en Roma​
Tempietto del Bramante
a cura di Alberto Dambruoso e Helga Marsala

Martedì 23 maggio avrà luogo il quarto appuntamento della stagione primaverile dei «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti all’ottavo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno in diverse sedi, alternandosi tra il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina, il Tempietto del Bramante sul Gianicolo, sede dell’Accademia di Spagna, e l’Accademia di Belle Arti di Roma, oltre che all’Istituto Italiano di Cultura Il Cairo.

Ospite del quinto appuntamento stagionale de «I Martedì Critici», realizzato in collaborazione con l’Accademia di Spagna, sarà Maria Morganti (Milano, 1965).

Il colore è al centro della pratica e della riflessione di Maria Morganti, un colore che non si esaurisce nell’esperienza visiva, nel momento della percezione ottica, poiché costituisce la vera e propria materia con cui l’esistenza è plasmata. Il colore nelle opere di Morganti dà corpo a un mondo invisibile, rende manifesta la materia interiore. L’artista stessa si è definita una “travasatrice di colore”: “mi sento nella posizione di chi il colore lo fa o meglio di chi è il tramite perché il colore si attui, si concretizzi, diventi materia tangibile. Non che io mi senta una creatrice, un’inventrice, ma piuttosto solamente una travasatrice, un intermediario che collega un dentro con un fuori”. Sulle tele della serie Sedimentazione, Morganti ogni giorno stende uno strato di colore diverso, lasciando sul margine superiore un bordo sottile che mostra la successione delle stesure, rendendo così manifesto il processo insito dell’opera e introducendo un altro dei temi fondamentali del suo lavoro: il tempo. Il colore è infatti anche uno strumento di misurazione temporale, che risponde all’esigenza di lasciare una traccia della propria esistenza. Da questa riflessione nasce nel 2004 la serie dei Diari, tavole di legno lunghe un metro, su cui sono stati applicati strati di pittura che documentano i colori usati in studio dall’artista in un periodo dai due ai cinque mesi, come se fosse la linea cronologica di un’esperienza intima. Ma non è soltanto quando viene applicato sulla tela, carta o tavola, che il colore registra e racconta il vissuto: a fare da contrappunto a questi lavori, ci sono le opere della serie Residui, in cui i materiali residuali della pittura che si accumulano nello studio o sugli strumenti di lavoro diventano protagonisti. Il gruppo di opere intitolato Traccia è costituito da brandelli di carta assorbente con cui Morganti si è pulita le mani dal 1999 al 2016, dopo aver lavorato con i pastelli a olio alle Carte-Diario; Melma è un lavoro in progress costituito da un cubo di vetro che contiene una pittura grigiastra, la melma formatasi nel tempo sul fondo dello sgocciolapennelli dell’artista. Entrambi i progetti sono molto evocativi del passaggio del tempo che si deposita e stratifica sugli oggetti quotidiani, anche i più dimessi, e che l’artista si limita a indicare, a porre in evidenza. Come recita il titolo di una sua recente monografia: Il colore succede, non si provoca (2016). Il 10 maggio 2017, presso la Fondazione Querini Stampalia, presenta Svolgimento di un quadro, installazione permanente realizzata per la Caffetteria della Fondazione Querini Stampalia, a cura di Chiara Bertola.

Dal 1992 al 2012 ha coordinato gli Incontri del mercoledì, cominciati nel suo studio e proseguiti alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia: incontri tra artisti, dove un artista mostra, parla e riflette sul proprio lavoro insieme ad altri colleghi.

Dopo essersi diplomata presso il Liceo Artistico Statale Hajech di Milano nel 1985, Maria Morganti completa la sua formazione artistica a New York, dove frequenta i corsi alla New York Studio School, e successivamente alla New York University e all’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 1992 si trasferisce a Venezia, dove tuttora vive e lavora.

Tra le sue mostre personali ricordiamo: Maria Morganti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 2006; Leporelli in White Screen, Via Farini, Milano 2007; Diario cromatico, Fondazione Querini Stampalia, Venezia 2008; Indugi con Bruna Esposito, Galleria Caterina Tognon, Venezia 2009; L’Unità di misura è il colore, Museo di Castelvecchio, Verona, 2010; Un diario tira l’altro, Galleria Ottozoo, Milano 2010; Procedere, trasformandosi, rimanendo, Galleria Caterina Tognon, Venezia, 2012; Giardini squisiti (con Massimo Kaufmann), Casa Testori, Novate Milanese, 2014; Pronuncia i tuoi colori, Galleria Ottozoo, Milano, 2015; Svolgimento di un quadro, Fondazione Querini Stampalia, Venezia, 2017. Tra le mostre collettive ricordiamo: la XV Quadriennale, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 2008; Pittura aniconica, Casa del Mantegna, Mantova, 2008; Poetiche nomadi, Museo laboratorio ex manifattura tabacchi, Città Sant’Angelo, 2010; Sentimiento nuevo, MAMbo, Bologna, 2012; Visioni. La fortezza plurale dell’arte, Fortezza borbonica, Civitella del Tronto (Teramo), 2012; Autoritratti. Iscrizioni del femminile nell’arte contemporanea italiana, MAMbo, Bologna, 2013; Edra. Tutta l’Italia è silenziosa, Real Accademia di Spagna, Roma, 2015; Alchimie, Fondazione Bevilacqua La Masa, 2016; La pelle, Officina, Bruxelles, 2016; Boundary Issues, Unosunove, Roma, 2017; L’emozione dei colori nell’arte, GAM e Castello di Rivoli, Torino, 2017.

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I Martedì Critici – ALESSANDRO PIANGIAMORE

 

ALESSANDRO PIANGIAMORE
31 maggio 2016, ore 19.30
TEMPIETTO DEL BRAMANTE, al Gianicolo
a cura di Alberto Dambruoso e Helga Marsala

 

Martedì 31 maggio avrà luogo il nono appuntamento della stagione primaverile dei «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al settimo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma, in diverse sedi, alternandosi tra il Museo MACRO di via Nizza, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina e il Tempietto del Bramante sul Gianicolo, sede dell’Accademia di Spagna.

Ad affiancare Alberto Dambruoso nella conduzione delle interviste, si avvicenderanno interlocutori di volta in volta diversi: Lorenzo Canova, Claudio Crescentini, Sara De Chiara, Marco Di Capua, Guglielmo Gigliotti, Helga Marsala.

 

Ospite del nono appuntamento, martedì 31 maggio, realizzato in collaborazione con l’Accademia di Spagna, è Alessandro Piangiamore (Enna, 1976).

La pratica artistica di Alessandro Piangiamore, sebbene si sviluppi attraverso una molteplicità di approcci che prevedono l’impiego di media e materiali differenti, è contraddistinta da una ricerca volta a conferire un’espressione plastica a ciò che per natura è effimero o informe, come l’acqua raccolta nella cavità di una valva di conchiglia incastonata in una superficie di cemento in Una conchiglia vuota gocciola su un pavimento di cemento (2011). L’incontro di elementi naturali e organici, come conchiglie e petali di fiori, con materiali industriali come il cemento, crea una tensione data dal loro contrasto, un contrasto che alimenta gran parte della produzione di Piangiamore in cui leggerezza e gravità, esterno e interno, pieno e vuoto, mutevolezza e persistenza convivono. Nella serie Primavera Piangiamore (2014) alcuni contenitori di cristallo racchiudono le fragranze create dall’artista mescolando profumi raccolti nel tempo e ordinati secondo un personale principio di classificazione, basato sulle loro diverse gradazioni di colore. I contenitori, caratterizzati da forme sinuose e irregolari, sono stati realizzati da maestri vetrai, invitati ad ispirarsi nel plasmare la materia allo stesso profumo che le insolite ampolle sono destinate a contenere. Tutto il vento che c’è è un progetto cominciato nel 2008 e sviluppato a partire da un’indagine sui principali venti che soffiano nelle diverse aree geografiche del pianeta e le loro possibili rappresentazioni. Alcune sculture in terra sono state esposte all’azione del vento che ne ha levigato i contorni ed eroso le forme, ottenendo un risultato imprevedibile e concreto ma dotato di un risvolto immateriale, poiché parte della loro materia costitutiva è stata dispersa dal vento stesso. Oltre alle sculture, i venti sono ritratti in un gruppo di incisioni che raffigurano paesaggi naturali e urbani in cui è visibile l’azione dei venti, che a loro volta incidono sul territorio che colpiscono.

La recente serie di lavori intitolata La cera di Roma consiste in lastre di cera di grandi dimensioni, ottenute dalla fusione di residui di candele recuperati nelle chiese di Roma o nelle abitazioni degli amici dell’artista. Materiale di scarto proveniente da contesti diversi ritrova così una nuova unità che dà vita a una rappresentazione astratta, simbolica e casuale della città.

Tra le principali mostre personali di Alessandro Piangiamore, ricordiamo: L’osso è sacro, Angelo Mai, Roma, 2005; Sfidando la verità con la gravità, Paolo Bonzano Gallery, Roma, 2006; Luogo comune, (con Stanislao di Giugno), Galleria Tiziana Di Caro, Salerno, 2008; Quando il fuori di adesso era dentro e il dentro era fuori, Fondazione Brodbeck, Catania, in collaborazione con Palazzo Riso, Palermo, 2010; Tutto il vento che c’è, GAMeC, Bergamo, 2011; Testimone di fatti ordinari, MAGAZZINO, Roma, 2011; Tutto il vento che c’è, Galleria Civica Giovanni Segantini, Arco (Rovereto), in collaborazione con Museo dell’Alto Garda, MART (Rovereto), 2013; Primavera Piangiamore, Palais de Tokyo, Parigi, 2014; Attorno ad una conchiglia vuota, Istituto Italiano di Cultura, Parigi, 2015.

Tra le recenti collettive, ricordiamo: Triennale di Torino T2- 50 lune di Saturno, Castello di Rivoli, Rivoli, 2008; The sky into a room, Galleria Comunale d’Arte Monfalcone, 2009; Mutinity seemed a probability, Fondazione Giuliani, Roma, 2010; La scultura italiana del XXI secolo, Fondazione Pomodoro, Milano, 2010; ECC, Galleria Nazionale di Cosenza, 2011; When In Rome, a cura di L. Lo Pinto e V. Mannucci, Istituto Italiano di Cultura, Los Angeles, 2011; Smeared with the Gold of the Opulent Sun, Fondazione NOMAS, Roma, 2012; Re-Generation, MACRO, Roma, 2012; Il fascino discreto dell’oggetto, GNAM, Roma, 2013; Meteorite in giardino, Fondazione Merz, Torino, 2014; M I L K R E V O L U T I O N, American Academy in Rome, 2015; èdra- Tutta l’Italia è silenziosa, Real Academia Española e Istituto Polacco, Roma, 2015. Nel 2015, Piangiamore si è aggiudicato il XVI Premio Cairo con La XXI cera di Roma.

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I Martedì Critici – STREET ART E ARTE PUBBLICA

STREET ART E ARTE PUBBLICA RIGENERARE LE PERIFERIE URBANE

a cura di Alberto Dambruoso e Helga Marsala
introduce Tiziana D’Acchille, Direttore Accademia di Belle Arti di Roma
12 aprile 2016, ore 17.30
Accademia di Belle Arti di Roma, Aula Magna 
Via Di Ripetta 222 

Settimo anno di attività per i Martedì Critici e secondo appuntamento della stagione primaverile 2016. Riproponendo la formula del talk a più voci, si torna a riflettere su Street Art e Arte Pubblica, dopo l’incontro del novembre 2015 dedicato al caso Marulla e alle opere cosentine di Flavio Favelli e Lucamaleonte.
Stavolta si discute di periferie, con un riferimento specifico alla realtà romana e al ruolo dell’arte nei processi di rigenerazione, riqualificazione, valorizzazione dei quartieri. Quanto e come cambiano i luoghi periferici, con le loro fragilità e difficoltà quotidiane, in relazione ai murales, ai progetti d’arte pubblica, alle visioni e agli sguardi degli artisti? Quanta retorica intorno al tema della riqualificazione mediata dall’arte e quali concrete possibilità di cambiamento? Servizi carenti, marginalità sociale, microcriminalità, disoccupazione, assenza di luoghi dedicati alla cultura, mobilità limitata ed enormi distanze dal centro: le periferie e i quartieri popolari, spesso, sono anche questo. E sono però, in molti casi, contesti di grande vitalità ed energia potenziale, in cui ha senso seminare e immaginare nuovi scenari.
Durante l’incontro si proverà a capire come e con quali strumenti intervenire, tra pratiche dal basso, formule indipendenti, progetti strutturati a livello del sistema (con tanto di avallo istituzionale e coordinamenti curatoriali).

In apertura, ad introdurre il tema, sarà un video – prodotto da I Martedì Critici – realizzato a novembre 2015 durante il III Festival di Poesia di Strada, tra le vie del Trullo: qui, in questo quartiere popolare romano, i giovani Poeti der Trullo e i più maturi Pittori Anonimi del Trullo (guidati da Mario D’Amico) hanno avviato un processo di partecipazione collettiva e di diffusione artistica, contro il degrado urbano. Subito dopo ci si concentrerà sulla vicina realtà di Corviale, quartiere difficile, noto per il mitico “Serpentone”, struttura abitativa nata con ambizioni sperimentali e presto rivelatasi una trappola, un fallimento architettonico. A Corviale, @Mimmo Rubino, @Aka Rub Kandy, e Angelo Sabatiello hanno avviato un progetto esteticamente, poeticamente e concettualmente incisivo, con una forte vocazione sociale.
L’Albergo delle Piante, pensato per la piazza di cemento a gradoni dell’ex Mercato, nasce grazie alla collaborazione del locale @CAG – @Centro di Aggregazione Giovanile Luogocomune (Arci Solidarietà), del @Centro Diurno ASL ROMA – Struttura Residenziale psichiatrica socio-riabilitativa, della @Biblioteca Comunale di Corviale e dei cittadini del quartiere.
A raccontare di questa esperienza saranno Rubino e Sabatiello, in presenza della Dottoressa Ester Stocco, direttrice del @Centro Diurno di Corviale per malati con disturbi psichiatrici.
Preziose, tra le altre, anche le testimonianze di Lorenzo Canova, critico e storico dell’arte, e di Simone Pallotta, curatore in un’altra periferia romana – quartiere San Basilio – del progetto di Street Art SANBA, in cui si sono incontrati qualità artistica, progettualità, coerenza stilistica e un tentativo di radicamento nel tessuto sociale di riferimento.
Anche in quel caso Rub Kandy progettò un intervento d’arte pubblica (Piccolo Cinema San Basilio, 2015) su misura per gli spazi aperti del quartiere.

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I Martedì Critici – L’Arte pubblica e il caso Marulla a Cosenza

L’ARTE PUBBLICA E IL CASO MARULLA A COSENZA

3 novembre 2015, ore 17.30

MACRO via Reggio Emilia, 54 – Sala Cinema

a cura di Alberto Dambruoso, Lorenzo Canova, Marco Di Capua, Helga Marsala

 

Martedì 3 novembre avrà luogo l’ultimo appuntamento della stagione autunnale de “I Martedì Critici”, gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea, ormai giunti al sesto anno di attività.

L’appuntamento, promosso in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, prevede un dialogo aperto, esteso a numerosi ospiti che si confronteranno sul tema dell’Arte pubblica, a partire dall’ampio dibattito scatenato dal murale realizzato da

Flavio Favelli a Cosenza, lo scorso luglio, nell’ambito delle residenze d’arte BoCs.

Il progetto del wall painting dedicato Gigi Marulla, storico calciatore del Cosenza scomparso improvvisamente lo scorso 19 luglio, è stato inizialmente accolto con entusiasmo dai tifosi e dalla pubblica amministrazione delle città. Tuttavia il murale, che raffigura la tipica cornice delle figurine degli album dei calciatori, tracciata per inquadrare soltanto lo sfondo azzurro vuoto, ha sollevato molte polemiche per via dell’assenza di Marulla. Si è deciso di correre ai ripari affiancando all’opera di Favelli un ritratto del calciatore, affidato a Lucamaleonte.

L’episodio, con il lungo seguito di chiarificazioni, scontri, critiche e interventi – accolto, tra l’altro, sulle colonne di “Artribune” e “Flash Art”, oltre che nel dibattito del Forum di Prato – punta l’attenzione su un tema delicato, che verte sulle modalità d’intervento di un artista nello spazio pubblico, in relazione a territorio, pubblico, committenza, cittadini.

Saranno presenti al dibattito, oltre a Lucamaleonte e Flavio Favelli, diversi artisti, curatori e protagonisti di storie ed eventi legati all’arte urbana. Fra questi: Mirko Pierri (a.Dna Collective), Simone Pallotta (Walls), David Vecchiato (M.U.Ro), Claudio Musso, Solo, Luis Gomez, Giuliano Maroccini (Lavorare Stanca), Diamond, Poeta del Nulla, Napal Naps, Francesco Scaringella (Assessore alla Cultura del Comune di Corato)…

Negli ultimi anni la street art – definizione vaga e non priva di ambiguità –  si è trasformata in uno strumento di riqualificazione del territorio urbano, un laboratorio sociale che, nei casi migliori, è espressione di una collettività. Ad attestarlo molti progetti sbocciati nella Capitale e in varie città d’Italia, tra piccoli centri e metropoli. Qualche volta con risultati assai interessanti, altre con approcci meno incisivi dal punto di vista critico e sociale.

Il dibattito, traendo spunto dal caso di Cosenza, metterà insieme vicende diverse, in cui il dato territoriale e la relazione fra artisti, organizzatori, amministratori e residenti ha generato riflessioni cruciali: dal murale dipinto da Luis Gomez a Corato, in provincia di Bari, che rischia di venire cancellato da un intervento di riqualificazione architettonica e che i cittadini stanno difendendo a oltranza, fino a progetti di valore che hanno indicato una linea, a Roma, come SANBA, nel quartiere difficile di San Basilio, o come M.U.Ro, al Quadraro; senza dimenticare la realtà del Trullo, altra periferia romana, in cui un percorso di rinascita è in corso da qualche tempo, grazie a un lavoro di rigenerazione sociale condotto dal basso attraverso l’arte urbana e la poesia di strada.

Proprio al Trullo e al Festival Internazionale di Poesia di Strada, tenutosi lì tra il 17 e il 19 ottobre scorso, è dedicato un video, girato nel quartiere e proiettato in anteprima al Macro per questa occasione.

 

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