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I Martedì Critici – Memmo Mancini

Memmo Mancini
17 ottobre 2017, ore 18.30
Accademia di Belle Arti di Roma
a cura di Alberto Dambruoso e Lorenzo Canova

 

Martedì 17 ottobre, il quarto appuntamento della stagione autunnale de «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti all’ottavo anno di attività.
La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno in diverse sedi, l’Istituto Italiano di Cultura Il Cairo, l’Art Forum Würth Capena e l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Ospite del quarto appuntamento stagionale de «I Martedì Critici» è stato Memmo Mancini (Roma, 1944).

Coloraio tra i più famosi d’Italia, Domenico Mancini, anche conosciuto come Memmo, lavora nell’antica bottega Poggi di via del Gesù a Roma dal 1961, anno in cui approdò come giovanissimo garzone presso la storica mesticheria per vendere saponi, spazzole, resine, profumi e brillantine. Un negozio antico quanto la Roma barocca, che prima in Piazza della Minerva e poi nei pressi del Pantheon aveva servito e consigliato i più importanti artisti del panorama nazionale e internazionale, avvicendatisi nei secoli nella capitale. È la Roma degli anni ’60 il terreno su cui Mancini muove i primi passi, imparando dai suoi predecessori l’arte di impastare i colori, di trattare le vecchie resine, di mischiare polveri preziose seguendo antiche ricette. È lo studio di Balthus il campo in cui Memmo di Poggi impara pian piano ad ascoltare e a soddisfare le richieste degli artisti e con sempre maggiore padronanza ad accontentare il loro estro, a rispondere a nuove e inaspettate necessità, a sperimentare con e per loro miscugli, impasti, e combinazioni di materiali inusuali o sconosciuti.
Genio, impegno e dedizione portano nei suoi racconti più intimi artisti del calibro di Giorgio de Chirico, Giulio Turcato, Salvador Dalì, Renato Guttuso, Giorgio Morandi, Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Beverly Pepper, Toti Scialoja, Enrico Castellani, e nei suoi più preziosi ricordi amici fraterni come Mario Schifano e Giancarlo Limoni. Con oltre cinquant’anni di lavoro, di relazioni, di consigli dispensati a grandi maestri e a giovani esordienti, Memmo Mancini rappresenta un pilastro della storia dell’arte contemporanea romana, punto di riferimento per generazioni di artisti, visionari e sognatori, oltreché il simbolo della sperimentazione sul solco del sapere e della tradizione.


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I Martedì Critici – ALESSANDRO PIANGIAMORE

 

ALESSANDRO PIANGIAMORE
31 maggio 2016, ore 19.30
TEMPIETTO DEL BRAMANTE, al Gianicolo
a cura di Alberto Dambruoso e Helga Marsala

 

Martedì 31 maggio avrà luogo il nono appuntamento della stagione primaverile dei «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al settimo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma, in diverse sedi, alternandosi tra il Museo MACRO di via Nizza, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina e il Tempietto del Bramante sul Gianicolo, sede dell’Accademia di Spagna.

Ad affiancare Alberto Dambruoso nella conduzione delle interviste, si avvicenderanno interlocutori di volta in volta diversi: Lorenzo Canova, Claudio Crescentini, Sara De Chiara, Marco Di Capua, Guglielmo Gigliotti, Helga Marsala.

 

Ospite del nono appuntamento, martedì 31 maggio, realizzato in collaborazione con l’Accademia di Spagna, è Alessandro Piangiamore (Enna, 1976).

La pratica artistica di Alessandro Piangiamore, sebbene si sviluppi attraverso una molteplicità di approcci che prevedono l’impiego di media e materiali differenti, è contraddistinta da una ricerca volta a conferire un’espressione plastica a ciò che per natura è effimero o informe, come l’acqua raccolta nella cavità di una valva di conchiglia incastonata in una superficie di cemento in Una conchiglia vuota gocciola su un pavimento di cemento (2011). L’incontro di elementi naturali e organici, come conchiglie e petali di fiori, con materiali industriali come il cemento, crea una tensione data dal loro contrasto, un contrasto che alimenta gran parte della produzione di Piangiamore in cui leggerezza e gravità, esterno e interno, pieno e vuoto, mutevolezza e persistenza convivono. Nella serie Primavera Piangiamore (2014) alcuni contenitori di cristallo racchiudono le fragranze create dall’artista mescolando profumi raccolti nel tempo e ordinati secondo un personale principio di classificazione, basato sulle loro diverse gradazioni di colore. I contenitori, caratterizzati da forme sinuose e irregolari, sono stati realizzati da maestri vetrai, invitati ad ispirarsi nel plasmare la materia allo stesso profumo che le insolite ampolle sono destinate a contenere. Tutto il vento che c’è è un progetto cominciato nel 2008 e sviluppato a partire da un’indagine sui principali venti che soffiano nelle diverse aree geografiche del pianeta e le loro possibili rappresentazioni. Alcune sculture in terra sono state esposte all’azione del vento che ne ha levigato i contorni ed eroso le forme, ottenendo un risultato imprevedibile e concreto ma dotato di un risvolto immateriale, poiché parte della loro materia costitutiva è stata dispersa dal vento stesso. Oltre alle sculture, i venti sono ritratti in un gruppo di incisioni che raffigurano paesaggi naturali e urbani in cui è visibile l’azione dei venti, che a loro volta incidono sul territorio che colpiscono.

La recente serie di lavori intitolata La cera di Roma consiste in lastre di cera di grandi dimensioni, ottenute dalla fusione di residui di candele recuperati nelle chiese di Roma o nelle abitazioni degli amici dell’artista. Materiale di scarto proveniente da contesti diversi ritrova così una nuova unità che dà vita a una rappresentazione astratta, simbolica e casuale della città.

Tra le principali mostre personali di Alessandro Piangiamore, ricordiamo: L’osso è sacro, Angelo Mai, Roma, 2005; Sfidando la verità con la gravità, Paolo Bonzano Gallery, Roma, 2006; Luogo comune, (con Stanislao di Giugno), Galleria Tiziana Di Caro, Salerno, 2008; Quando il fuori di adesso era dentro e il dentro era fuori, Fondazione Brodbeck, Catania, in collaborazione con Palazzo Riso, Palermo, 2010; Tutto il vento che c’è, GAMeC, Bergamo, 2011; Testimone di fatti ordinari, MAGAZZINO, Roma, 2011; Tutto il vento che c’è, Galleria Civica Giovanni Segantini, Arco (Rovereto), in collaborazione con Museo dell’Alto Garda, MART (Rovereto), 2013; Primavera Piangiamore, Palais de Tokyo, Parigi, 2014; Attorno ad una conchiglia vuota, Istituto Italiano di Cultura, Parigi, 2015.

Tra le recenti collettive, ricordiamo: Triennale di Torino T2- 50 lune di Saturno, Castello di Rivoli, Rivoli, 2008; The sky into a room, Galleria Comunale d’Arte Monfalcone, 2009; Mutinity seemed a probability, Fondazione Giuliani, Roma, 2010; La scultura italiana del XXI secolo, Fondazione Pomodoro, Milano, 2010; ECC, Galleria Nazionale di Cosenza, 2011; When In Rome, a cura di L. Lo Pinto e V. Mannucci, Istituto Italiano di Cultura, Los Angeles, 2011; Smeared with the Gold of the Opulent Sun, Fondazione NOMAS, Roma, 2012; Re-Generation, MACRO, Roma, 2012; Il fascino discreto dell’oggetto, GNAM, Roma, 2013; Meteorite in giardino, Fondazione Merz, Torino, 2014; M I L K R E V O L U T I O N, American Academy in Rome, 2015; èdra- Tutta l’Italia è silenziosa, Real Academia Española e Istituto Polacco, Roma, 2015. Nel 2015, Piangiamore si è aggiudicato il XVI Premio Cairo con La XXI cera di Roma.

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I Martedì Critici – CARLOS GARAICOA

CARLOS GARAICOA

24 maggio 2016, ore 19.30
TEMPIETTO DEL BRAMANTE, al Gianicolo, Roma

a cura di Alberto Dambruoso e Lorenzo Canova

 

Martedì 24 maggio l’ottavo appuntamento della stagione primaverile dei «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al settimo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma, in diverse sedi, alternandosi tra il Museo MACRO di via Nizza, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina e il Tempietto del Bramante sul Gianicolo, sede dell’Accademia di Spagna.

Ad affiancare Alberto Dambruoso nella conduzione delle interviste, si avvicenderanno interlocutori di volta in volta diversi: Lorenzo Canova, Claudio Crescentini, Sara De Chiara, Marco Di Capua, Guglielmo Gigliotti, Helga Marsala.

 

Ospite del settimo appuntamento, martedì 24 maggio, realizzato in collaborazione con l’Accademia di Spagna, è Carlos Garaicoa (L’Avana, 1967).

La pratica artistica di Carlos Garaicoa si sviluppa a partire da una riflessione sull’architettura e sul ruolo cruciale che occupa oggi nella società, tanto da contribuire, oltre al cambiamento dell’assetto urbano, anche alle trasformazioni più profonde a livello sociale, ideologico e politico. L’ispirazione principale deriva dalla città natale dell’artista, L’Avana, caratterizzata da un’urbanizzazione complessa e stratificata che testimonia in maniera eloquente la storia stessa della città. Gli edifici in decadenza e abbandonati o le architetture rimaste incomplete – già in stato di rovine prima ancora di essere terminate e vissute – diventano per Garaicoa luoghi aperti ad accogliere infinite possibilità narrative e progettuali, grazie alla forza di trasfigurazione dell’immaginazione. Utilizzando media diversi ed eterogenei – dal disegno alla maquette, dall’ installazione all’incisione sul polistirolo e alla fotografia – l’artista esplora la città come se fosse un organismo in continua trasformazione e agisce sulla discrepanza riscontrabile nel suo aspetto concreto tra le ambizioni, le teorie, i progetti e i risultati effettivi, innestando in quello spazio sospeso del tessuto urbano una trama narrativa, dettata dal desiderio. In Continuity of Somebody’s Architecture (2002), presentata a Documenta 11, l’artista ha progettato in alcune maquettes una serie di interventi per completare le architetture non finite di Cuba, attraverso un’indagine approfondita che ha incluso lo studio dei progetti originali. Para transformar la palabra política en hechos, finalmente (2009) è il titolo di una serie di fotografie che ha per soggetto il paesaggio urbano. Agli edifici fotografati, l’artista sovrappone strutture immaginarie, fatte di ritagli o di disegni eseguiti con fili colorati tesi su spilli sottilissimi, fissati alle fotografie: sulla reale architettura interviene il disegno della mente, che può essere allo stesso tempo frutto di una memoria del passato o una proiezione di un tempo futuro. In alcune fotografie, Garaicoa completa le grandi scritte che compaiono in cima a vecchi edifici decadenti, apportando modifiche significative. Oltre che di queste fotografie, la dimensione “testuale” delle città è il soggetto di una serie di lavori in ceramica e di arazzi stampati, che riproducono in maniera fedele le insegne e le scritte in giro per la città e i loro supporti. Isolate dal contesto, le parole assumono un valore diverso e abbassato di tono, come fossero solo il residuo di grandi ambizioni, o aspettative deluse. Nella serie fotografica El dibujo, la escritura, la abstracción (1997-2012) Garaicoa rappresenta alcuni graffiti tracciati sui muri de L’Avana. La fitta trama di segni è costituita da una stratificazione di desideri, umori, sogni, paure e fallimenti; è la voce di un immaginario collettivo che, dal contesto specifico cubano, si estende a una dimensione universale.

Carlos Garaicoa vive tra L’Avana e Madrid. Il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e collettive presso l’Art in General e il MOMA a New York, la Biblioteca Luis Angel Arango a Bogotá, il Nasjonalmuseet a Oslo, il Museo de Arte Reina Sofía a Madrid e la Tate di Liverpool. Ha partecipato alla 18a Biennale of Sydney, alla 5a, 6a, 7a e 11a Havana Biennial, alla 12a Fellbach Triennale in Germania, alla 1a Johannesburg Biennale, alla 17a Biennial, Arte de Paiz, in Guatemala, alla 8a Shanghai Biennale in Cina, alle edizioni 24a, 26a e 28a São Paulo Biennial in Brasile, a Documenta XI in Germania, alla 1a Yokohama Triennale in Giappone e alla Biennale di Venezia nel 2005 e nel 2009. I lavori di Garaicoa sono conservati in numerose collezioni pubbliche e private, tra cui ricordiamo: il Museum of Modern Art e il Guggenheim Museum a New York, la Maison Européenne de la Photographie a Parigi, l’Art Gallery of Ontario a Toronto, il Museo Nacional de Bellas Artes a L’Avana e la Tate Modern a Londra. Nel 2005 si è aggiudicato il 39° International Contemporary Art Prize di Montecarlo e il Katherine S. Marmor Award, Los Angeles M.O.C.A.

È attualmente in corso l’esposizione Testigos / Las raíces del mundo presso la sede di San Gimignano della Galleria Continua.

 


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I Martedì Critici – FERRAN BARENBLIT

FERRAN BARENBLIT

17 maggio 2016, ore 19.30

TEMPIETTO DEL BRAMANTE al Gianicolo, Roma

a cura di Alberto Dambruoso e Sara De Chiara

Martedì 17 maggio avrà luogo il settimo appuntamento della stagione primaverile dei «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al settimo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma, in diverse sedi, alternandosi tra il Museo MACRO di via Nizza, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina e il Tempietto del Bramante sul Gianicolo, sede dell’Accademia di Spagna.

Ad affiancare #AlbertoDambruoso nella conduzione delle interviste, si avvicenderanno interlocutori di volta in volta diversi: Lorenzo Canova, Claudio Crescentini, Sara De Chiara, Marco Di Capua, Guglielmo Gigliotti, Helga Marsala.

Ospite del settimo appuntamento, martedì 17 maggio, realizzato in collaborazione con l’Accademia di Spagna, è Ferran Barenblit (Buenos Aires, 1968).

Nel settembre 2015, Ferran Barenblit è stato nominato nuovo direttore del MACBA, Museo di Arte Contemporanea di Barcellona. Storico dell’arte, laureatosi presso l’Universitat de Barcelona nel 1991 e specializzatosi in Museologia presso la New York University nel 1995, Barenblit vanta un’esperienza internazionale sia in campo curatoriale, sia in campo accademico.
Dal 1994 al 1996 è stato assistente curatore presso il New Museum di New York, dove ha collaborato con il direttore Marcia Tucker. Rientrato in Spagna, dal 1996 al 1998, e poi nel biennio 2000-2001, è stato capo curatore di Espai 13, alla Fundació Joan Miró, dove ha organizzato numerose mostre, tra cui ricordiamo Ironia, svoltasi presso le gallerie della Fundació nel 2001, e concetrata sui cambiamenti radicali che si sono sviluppati nell’arte a partire dagli anni Sessanta.
Dal 2002 al 2008, Barenblit è stato direttore del Centre d’Art Santa Mònica, uno spazio dedicato alla promozione dell’arte contemporanea. Il programma spicca per la partecipazione di numerosi artisti internazionali, tra cui: Martí Anson, Alicia Framis, Christian Jankowski, Dora García, Jiri Kovanda, Maria Nordman, Esther Partegàs e Fernando Sánchez Castillo.
Dopo quest’esperienza, dal 2008 Barenblit ha diretto CA2M – Centro de Arte Dos de Mayo della Comunidad de Madrid a Móstoles, nell’area metropolitana di Madrid, inaugurato in quello stesso anno. Fin dalla sua fondazione, il CA2M si è rivelato un centro artistico vivace e dinamico, attento al rapporto con il pubblico; accanto a un’intensa attività espositiva, ha sviluppato un ricco programma di eventi pubblici, laboratori educativi e relizzato numerose pubblicazioni.
Nel 2008 è stato anche co-curatore della Site Santa Fe Biennial, in New Mexico e nel 2014 membro della giuria della Bienal de Cuenca, Ecuador.

Barenblit ha tenuto conferenze presso Università, Istituzioni e Musei di tutto il mondo, tra cui ricordiamo: UC Berkeley; UC Santa Barbara; Arizona State University; Otis School of Art, Los Angeles; Cincinnati Arts Center; Universidad Nacional Autónoma de México; Universidad de Buenos Aires; Universidad Santa Cecilia, São Paulo; Université Paris III – Sorbone Nouvelle; Royal Academy of Fine Arts, Copenhagen; Biennale di Venezia; Townhouse, Cairo; Indian Art Fair, New Delhi; Association of Japanese Art Critics, Tokyo. Dal 2006 al 2011 è stato docente ospite del Royal College of Art di Londra, nel programma in Curating Contemporary Art.
Barenblit è inoltre membro dell’ACCA, Catalan Association of Art Critics (commissione 2000-2002); IKT, International Association of Contemporary Art Curators (commissione 2011-2014); ADACE, Asociación de Directores de Arte Contemporáneo de España (commissione dal 2007); CIMAM, International Committee for Museums and Collections of Modern Art.

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I Martedì Critici- Federico Pietrella

 

FEDERICO PIETRELLA

3 maggio 2016, ore 17.30

MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma

Sala Cinema, via Nizza 138

a cura di Alberto Dambruoso e Helga Marsala

 

Martedì 3 maggio, il quinto appuntamento della stagione primaverile dei «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al settimo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma, in diverse sedi, alternandosi tra il Museo MACRO di via Nizza, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina e il Tempietto del Bramante sul Gianicolo, sede dell’Accademia di Spagna.

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Ospite del quinto appuntamento, martedì 3 maggio, sarà Federico Pietrella (Roma, 1973). L’incontro è realizzato in collaborazione con il MACRO.

La ricerca di Federico Pietrella ruota intorno alla pratica della pittura, di cui offre un’interpretazione in chiave concettuale. Le sue tele hanno per soggetto i temi classici della tradizione pittorica figurativa: scorci di paesaggi urbani, ritratti, nature morte, interni domestici, scene di vita quotidiana. Ma invece di essere realizzati con tavolozza e pennelli, i suoi quadri sono eseguiti con timbri datari, che cambiano di giorno in giorno riportando sulla superficie della tela la data esatta di esecuzione. Applicati ripetutamente, come se fossero tanti piccoli tocchi di colore, i timbri infondono il dipinto di una qualità pittorica vibrante e luminosa, in cui riecheggiano le ricerche artistiche di fine Ottocento e Novecento, come l’impressionismo e il puntinismo, cui si aggiunge però una riflessione attuale sul tempo, che si avvicina all’opera di On Kawara. L’immagine che emerge dalla stratificazione dell’inchiostro stampigliato combacia con la durata dell’esecuzione, come se fosse la trasposizione visiva di un diario intimo e quotidiano. Tutti giocati sulle tonalità di un unico colore, nero, blu o sanguigna, i dipinti esplorano le diverse possibilità espressive legate a una tecnica così specifica e al monocromo. Il colore si addensa o si rarefa nelle diverse zone della tela, dando corpo a una visione insieme realistica e astratta, che invita lo spettatore alternativamente ad allontanarsi per osservare l’immagine nella sua interezza e ad avvicinarsi per perdersi nella texture numerica. I dipinti di Pietrella riconquistano una dimensione contemplativa, da sempre appartenuta alla pittura, ultimamente spesso dimenticata

Tra le principali mostre personali di Federico Pietrella ricordiamo: Da martedì 25 Febbraio a martedì 11 marzo 2003, a cura di R. Pinto, Studio d’Arte Cannaviello, Milano e Federico Pietrella, a cura di M. Prihodova, Futura Gallery, Praga, 2003; Da lunedì 27 Marzo a lunedì 3 Aprile 2006, a cura di E. Grazioli, Assab One, Milano, 2006; Thirty-one days painting in black, a cura di L. Benedetti, Assab One, Milano e Federico Pietrella, Rare gallery Plus, New York, 2008; Federico Pietrella, works from the flat, a cura di F. Mazzonelli, Paolo Maria Deanesi Gallery, Rovereto, 2009; Una Storia, a cura di L. Bruni, Via Nuova Arte Contemporanea, Firenze, 2010; Der Spaziergang, alcuni lavori dal 1997 ad oggi, a cura di G. Nicoletti, Galleria Civica G. Segantini, Arco, Trento, 2011; Federico PietrellaNew Works, Galleria Giuseppe Pero, Milano, 2013; Quadri d’interno, a cura di D. Ferri, smART-polo per l’arte, Roma, 2014; L’ora del tè, a cura di C. D’Orazio, Museo MACRO via Nizza, Roma, 2016

Tra le principali collettive: Exit, a cura di F. Bonami, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino e Prototipi 01, a cura di B. Pietromarchi e S. Chiodi, Fondazione Adriano Olivetti, Roma, 2002; Praguebiennale 1, National Gallery Veletrzni Palac, Praga, 2003; Vernice, sentieri della giovane pittura italiana, a cura di F. Bonami, S. Canarutto, Villa Manin (UD), 2004; Dimensione Follia, a cura di R. Pinto, Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento e XIV Quadriennale di Roma, Fuori Tema, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, 2005; Particelle elementari, a cura di L. Benedetti, Fondazione Pastificio Cerere, Roma, 2006; La parola nell’arte, MART, Rovereto, 2007; Beware of the Wolf, a cura di L. Benedetti, L. Eberspacher, American Academy in Rome, Roma e Per adesso noi siamo qua, a cura di L. Bruni, Villa Romana, Firenze, 2008; Impresa Pittura, a cura di R. Gavarro e C.L. Pisano, Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea, Genazzano (RM), 2010; Look, a cura di G.Belli, MART, Rovereto, 2011; La Magnifica Ossessione, MART, Rovereto, 2013; ICONICA, a cura di B. Pietromarchi, M. Alicata, Foro Italico, Roma, 2014; Tutta L’italia è silenziosa, a cura di D. Ferri, Real Academia Española, Roma, 2015; Dall’oggi al domani, 24 ore nell’arte contemporanea, a cura di A. Sbrilli e G. Tolomeo, Museo MACRO via Nizza, Roma, 2016.

 

 

 

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