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I Martedì Critici – Aron Demetz

ARON DEMETZ
11 aprile 2017, ore 19.00
Istituto Italiano Cultura Il Cairo 3,
El Sheikh El Marsafi St. Zamalek – Cairo 

a cura di Alberto Dambruoso e Paolo Sabbatini

 

Martedì 11 aprile riprende la stagione primaverile de «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti all’ottavo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno in diverse sedi, alternandosi tra il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina, il Tempietto del Bramante sul Gianicolo, sede dell’Accademia di Spagna, e l’Accademia di Belle Arti di Roma, oltre che all’Istituto Italiano di Cultura Il Cairo.

Ospite del primo appuntamento stagionale de «I Martedì Critici», il primo in assoluto all’estero, sarà Aron Demetz (Vipiteno, Alto Adige, 1972), martedì 11 Aprile.

Aron Demetz, tra i maggiori scultori italiani nel panorama contemporaneo, proviene da una famiglia ladina di intagliatori che da secoli praticavano la scultura lignea, tipica della Val Gardena. La sua prima formazione avviene nel solco di questa tradizione e si completa seguendo i corsi di Christian Höpfer presso l’Accademia di Belle Arti di Norimberga nel 1997-1998. Il legame con la tradizione non si limita soltanto all’uso del legno, ma anche nella scelta iconografica della rappresentazione figurativa. Il soggetto delle opere di Demetz è la figura umana: donne e uomini, adolescenti e adulti, raffigurati in piedi in una posa ieratica, spesso colti nella loro nudità e in una dimensione silenziosa, quasi mistica di comunione con la natura da cui materialmente provengono. La figura prende forma dal tronco, spesso lasciato nella parte inferiore intero a fare da base alla scultura, come se fosse una creatura che emerge viva dall’interno dell’albero, liberata dallo scultore. Seguendo una tecnica che potremmo chiamare del “non-finito”, la levigazione della scultura avviene in alcuni casi solo in maniera parziale e nelle zone in cui permangono a vista le ispide fibre legnose, le loro venature, che sembrano impronte digitali, accrescono la vitalità delle sculture. Nel momento stesso in cui Demetz porta avanti la tradizione, egli la supera grazie al carattere fortemente sperimentale di una ricerca che nel corso degli anni ha esplorato le molteplici potenzialità espressive della lavorazione del legno, che di volta in volta è scalfito, plasmato, grezzamente sbozzato o finemente levigato, ma anche ibridato con diversi materiali organici, come funghi e resine. L’uso della resina vegetale ha dato luogo a una serie di lavori presentati al Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2009. Raccolta dall’artista stesso nei boschi, la resina è lasciata colare sulle sculture, quasi a evocare la sua funzione originale di balsamo per ricostruire la superficie lesionata dell’albero, in questo caso le ferite inferte al tronco per far fuoriuscire il corpo umano. Come il legno anche la resina è un materiale vivo e attivo, che muta col passare del tempo portando la scultura a risultati inattesi. Un altro modo per sfuggire al completo controllo sull’esito dell’opera da parte dell’autore è l’uso del fuoco. La serie Burning è costituita da sculture lignee bruciate nella loro interezza; il fuoco è bloccato poco prima che distrugga l’opera, resa fragile e annerita dalle fiamme, come reduce da un rito di purificazione. La sperimentazione dell’artista non si esaurisce con il legno, ma coinvolge altri materiali come bronzo, il marmo e il vetro. La recente

serie di lavori che ha dato vita alla mostra Autark (2016) segna un’ulteriore svolta nella produzione di Demetz: la figura umana è scomparsa per lasciare il posto a una forma astratta, frutto della combinazione tra elementi diversi e dell’unione di materiali eterogenei come legno, resina e bronzo, una forma nuova e viva, che esprime se stessa in autonomia rispetto all’artista. Ancora una volta Demetz fa parlare una tecnica antica come la scultura lignea in un linguaggio contemporaneo.

Aron Demetz vive e lavora a Selva di Val Gardena, Bolzano. Dal 2010 per tre anni ha insegnato scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. Tra le sue principali mostre ricordiamo: Aron Demetz, Museo Archeologico, Milano, 2006; Les fleurs du mal, Arcos Museo di Arte Contemporanea, Benevento, 2007; Nuovi pittori della realtà, PAC, Milano, 2007; Aron Demetz, PAC, Milano, 2008; Collaudi, Padiglione Italia, 53a Biennale di Venezia, 2009; Aron Demetz, Galleria Goethe, Bolzano, 2011; Messaggi dal Legno, Villa Manin, Passariano Udine, 2011; Solide Fragilità, Villa Bottini, Lucca, 2011; Lo Stato dell’Arte, Padiglione Regione Trentino – Alto Adige, 54a Biennale di Venezia, Palazzo Trentini, Trento, 2011; Humans, Kunsthaus Klagenfurt, Austria, 2013; I AM, Hans Arp Museum Rolandseck, Germania, 2014; SELF: Portraits of Artists in Their Absence, National Academy Museum & School, New York, 2015; Aron Demetz – Memoridermata, Art Center Hugo Voeten, Herentals, Belgio, 2015; Aron Demetz – L’eco della Cenere, Museo de Arte e Historia de Guanajuato, Messico, 2016; Aron Demetz, Castello di Rivara, 2016; Autark (con Robert Pan), Galleria Ghetta, Ortisei, 2016; Il peso di un pensiero, la forza di un’opera, certosa di S. Giacomo, Capri, 2016; La Torre di Babele, Ex Officine Lucchesi, Prato, 2016.

ORGANIZZAZIONE ASSOCIAZIONE CULTURALE I MARTEDI CRITICI
Tel. +39 339 7535051
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Marica Messa
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I Martedì Critici – Carlo Maria Mariani

CARLO MARIA MARIANI
6 dicembre 2016, ore 18,30
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Roma
a cura di Alberto Dambruoso e Italo Tomassoni

Martedì 6 dicembre alle 18.30 si è svolto il settimo appuntamento della stagione autunnale de «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al settimo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma, tra l’Accademia di Belle Arti e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina.
Ad affiancare l’ideatore degli incontri Alberto Dambruoso nella conduzione delle interviste, si avvicenderanno interlocutori di volta in volta diversi: Gianluca Brogna, Lorenzo Canova, Marco Di Capua, Guglielmo Gigliotti, Roberto Gramiccia, Italo Tomassoni.

Ospite dell’appuntamento, martedì 6 dicembre, è Carlo Maria Mariani (Roma, 1931). L’incontro è realizzato in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Carlo Maria Mariani si è diplomato nel 1955 all’Accademia di Belle Arti di Roma e fin da giovanissimo dipinge, come ha raccontato nell’intervista con Pier Vittorio Tonelli (in “Flash Art”, febbraio 2013), misurandosi, nelle prime esperienze, con la tecnica dell’affresco sulle superfici estese di absidi e catini di chiese. Negli antichi maestri allora prediletti, come Correggio e Caravaggio, o i Veneziani, primo fra tutti Tintoretto, riconosce la stessa tensione che muove dal profondo la sua pittura: lo slancio, venato di nostalgia, verso l’irraggiungibile ideale classico della forma. Più che frequentando pinacoteche, lo studio dell’antico si alimenta nelle biblioteche e negli archivi, come quello dell’accademia di San Luca a Roma, dove Mariani si concentra sugli artisti e teorici del Neoclassico, tra cui Johann Joachim Winckelmann, Karl Philipp Moritz e Anton Raphael Mengs.

L’approfondita conoscenza della tradizione e del passato lo porta a coniare la definizione di “Pittore come storico dell’arte” e a stabilire con gli antichi artisti e le loro opere un rapporto di natura empatica.

Negli anni Settanta, quando il sistema dell’arte era ancora dominato dal movimento concettuale, dalle esperienze performative e dell’happening, Mariani si dedica a una colta pittura figurativa: temi iconografici di ispirazione neoclassica prendono corpo sulla tela attraverso stratificazioni di colore e gradazioni di luce, spesso immersi in universi immaginari dove irrompono elementi di matrice surrealista o atmosfere d’ascendenza metafisica. La scelta all’epoca controcorrente della pittura, per di più figurativa, non rappresenta un’evasione, ma lancia una sfida, acuita dall’impronta classicheggiante dei soggetti e della resa, e offre una riflessione sullo stesso fare arte nel mondo contemporaneo. Mariani è l’artista di spicco dell’Anacronismo, movimento lanciato da Maurizio Calvesi nei primi anni Ottanta che, come rivela l’etimologia del termine, si riferisce a valori “fuori tempo” rispetto all’attualità e che attraverso un linguaggio colto, ricco di citazioni e vertiginosamente affacciato su un tempo remoto, destabilizza il presente.

Il dipinto nell’opera di Mariani diventa un terreno di indagine sulle attuali potenzialità del mezzo pittorico, senza rinunciare all’imprescindibile rapporto con l’antico che deriva dalla sua secolare tradizione e che, oltre a nutrire la nostra esigenza di bellezza, armonia e di contemplazione, attraverso una sfasatura ci interroga sul valore del tempo della memoria.

Dal 1993 Carlo Maria Mariani vive e lavora a New York. Nel 1997 ha ottenuto il Premio Marche per l’arte contemporanea ad Ancona e nel 1998 il Premio Antonio Feltrinelli per la pittura conferito dall’Accademia nazionale dei Lincei.

Le sue opere sono conservate in numerose collezioni in Italia e all’estero, tra cui ricordiamo: Guggenheim Museum, New York; Lincoln Center, New York; Tate Gallery, Londra; Frye Museum, Seattle, Washington; Groninger Museum, Groninger, Olanda; Kunstsammlugen-Schlossmuseum, Weimar; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Fondazione Maramotti, Reggio Emilia; Collezione Borghese, Roma; ilMuseo di Palazzo Forti, Verona.

Tra le principali rassegne internazionali cui ha partecipato, ricordiamo: XVI Biennale di San Paolo, 1981; Documenta 7 a Kassel, 1982, Biennale di Sydney 1986, le edizioni della Biennale di Venezia del 1982, 1984,1990, La Quadriennale di Roma, 1992.

Ha inoltre esposto presso: Galleria d’Arte Moderna, Roma, 1980; Centre George Pompidou, Parigi, 1984; Museum of Modern Art, New York, 1984; Hirshorn Museum, Washington D.C., 1985; San Francisco Museum of Modern Art, 1986; Palais des Beaux Art, Charleroi, Belgio, 1987; Mathildenhohe Darmstadt, Germania, 1992; Los Angeles County Museum of Art, 1992; Frankfurt Kunstverein, Germania, 1997; California Center for the Arts, 1996; Frye Museum, Seattle, 1999; Museo d’arte moderna di Ostenda, Belgio 2001; Philadelphia Museum of Art, 2004; Palazzo Te, Mantova, 2005; Smithsonian National Portrait Gallery, Washington D.C., 2009; CIAC – Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno, 2013.

Per maggiori informazioni:
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Piazzale della Farnesina, 1
+39 06 36914145
dgsp8@esteri.it
www.collezionefarnesina.esteri.it

ORGANIZZAZIONE
ASSOCIAZIONE CULTURALE I MARTEDÌ CRITICI
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Foto di Gianfranco Basso Visual Artist

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