GILBERTO ZORIO
22 maggio 2012, ore 19.00
Auditorium di Mecenate, Roma
a cura di Alberto Dambruoso e Marco Tonelli
con la collaborazione di Sara De Chiara
Ospite dell’ottavo appuntamento de I Martedì Critici è Gilberto Zorio.
Esponente di spicco del movimento dell’Arte Povera, Zorio ha, già dalla fine degli anni Sessanta, dato vita nelle sue opere a processi creativi che lo hanno elevato ben al di sopra dell’ideologia poverista, tanto da essere attualmente considerato uno degli scultori italiani più originali e apprezzati in ambito internazionale.
Zorio è uno scultore di processi invisibili, energetici, chimici se non addirittura alchemici, di cui le sue opere sono veicoli e metafore concrete. Spesso infatti nelle sue strutture compaiono archi voltaici e avvengono incandescenze reali, che sprigionano luce e provocano combustioni, quasi che la sua opera fosse fonte di un’inarrestabile radioattività.
Zolfo, cobalto, stagno, minerali, fuoco, fosforo sono solo alcuni di questi elementi naturali che esprimono un senso animistico della materia e della trasformazione, che in Zorio diventa un vero e proprio impulso di liberazione di energie personali. Le sue tipiche stelle a cinque punte formate da giavellotti o fatte di terracotta (e ritenute dall’artista degli autoritratti) o le sue canoe (dei veri e propri lavori aerei) sospese drammaticamente dai soffitti o dalle pareti o conficcate in equilibri precari sul pavimento, rappresentano il desiderio, l’ossessione di Zorio per il viaggio nello spazio, di cui sono metafore moderne e primordiali, mitologiche, primitive allo stesso tempo.
Arte di opposte polarità quella di Zorio, di ansie tutte umane, di un flusso creativo ininterrotto, di animalità sopite ma sempre e continuamente richiamate, e rimesse in gioco nel tempo e nello spazio della nostra esperienza. Esperienza dell’oggi che grazie alla sua opera diventa un’immagine fantastica e archetipica, un sogno contemporaneo di un altro tempo e di un altro spazio, forse anche di un altro Uomo.