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I MARTEDÌ CRITICI – Antoni Muntadas

ANTONI MUNTADAS
2 maggio 2017, ore 19.30
Real Academia de España en Roma​
Tempietto del Bramante
a cura di Alberto Dambruoso e Anna Cestelli Guidi

Martedì 2 maggio avrà luogo il secondo appuntamento della stagione primaverile dei «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’ «Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti all’ottavo anno di attività.
La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno in diverse sedi, alternandosi tra il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina, il Tempietto del Bramante sul Gianicolo, sede dell’Accademia di Spagna, e l’Accademia di Belle Arti di Roma, oltre che all’Istituto Italiano di Cultura Il Cairo.

Ospite del secondo appuntamento stagionale de «I Martedì Critici», realizzato in collaborazione con l’Accademia di Spagna, sarà Antoni Muntadas (Barcellona, 1942).

Ospite del secondo appuntamento stagionale de «I Martedì Critici», realizzato in collaborazione con l’Accademia di Spagna, sarà Antoni Muntadas (Barcellona, 1942).

Entre/Between, la grande mostra che il Reina Sofia di Madrid dedicò nel 2011 ad Antoni Muntadas ripercorrendone gli oltre quarant’anni di carriera, non era strutturata secondo un ordine cronologico delle opere, né basata sulla specificità dei media utilizzati. Articolata in nove nuclei tematici, o meglio, nove costellazioni, l’esposizione rivelava in maniera immediata la natura della pratica artistica di Muntadas, basata su una costante, approfondita ricerca protratta negli anni, accompagnata parallelamente dalla formazione di uno spirito critico, sempre presente nella realizzazione dei suoi progetti. Le nove costellazioni in cui la mostra era articolata – microspazi, paesaggio dei media, sfere di potere, costruzione della paura, luoghi dello spettacolo, spazi pubblici, archivio, traduzione, sistemi dell’arte – tracciano l’orizzonte tematico verso cui si orienta l’opera dell’artista, da sempre impegnato nello svelamento dei meccanismi di potere che regolano alcuni contesti. La presentazione dei lavori avviene attraverso l’impiego di media diversi, alcuni provenienti dal vocabolario concettuale, come l’archivio, l’inchiesta, la documentazione, e i libri, integrati con altri, come serie fotografica, il video, l’installazione, ma anche il web: ogni elemento di questa complessa struttura concorre nel presentare i risultati delle ricerche dell’artista condotte sul campo. Si tratta di dispositivi relazionali, organizzati secondo un certo montaggio, che forniscono al pubblico gli strumenti e il contesto per poter riflettere in prima persona sugli argomenti esaminati, sul potere, le istituzioni che lo rappresentano e le contraffazioni su cui spesso si basa la loro autorità.
Tra i lavori più celebri di Muntadas vi è The File Room (1994-2011), consistente in un archivio, ora consultabile online, che raccoglie una vasta documentazione su casi storici e più recenti di censura, mentre in Between the Frames (1982-1993), l’obiettivo della sua indagine critica è puntato dritto verso il sistema dell’arte, il ruolo dei musei, delle gallerie, dei collezionisti, svelando il sostrato economico che lo governa, attraverso centocinquanta interviste ai suoi diversi attori, tra cui figurano Harald Szeemann e Pierre Restany. Muntadas è un precursore sia nel display, nella presentazione dell’opera, che ha incluso precocemente l’impiego di internet e la conversazione tra media diversi attraverso un originale “montaggio” che ha l’obiettivo di comporre nella sua totalità il progetto, sia nelle tematiche affrontate, ancora attuali, come le problematiche legate alla conoscenza trasmessa dai mass media, o la paura come esercizio di potere e sistema di controllo. Al 2005 data il progetto On Translation: Fear/Miedo, un’indagine che pone a confronto la paura sul piano personale, politico e mediatico, condotta in un territorio di confine tra Stati Uniti e Messico, tra San Diego e Tijuana. Il progetto è stato portato avanti nel 2007 tra il Nordafrica e la Spagna, col titolo On Translation: Miedo/Jauf, (“Jauf” è la parola araba per paura). In entrambi i casi, si tratta di territori di confine tuttora teatro di flussi migratori e incomprensioni, ancora un argomento di scottante attualità, come lo è Alphaville e Outros (2011), un’indagine sulla paura che genera barriere, che in questo caso ha come oggetto della ricerca le gated communities in Brasile.
Fin dalla sua partecipazione negli anni Settanta al Grup de Treball, collettivo di artisti e intellettuali di matrice concettuale, politicamente attivo contro il regime dittatoriale franchista, Muntadas è un artista impegnato che, lontano da ogni slogan o propaganda, ha messo al centro della sua ricerca indipendente l’urgenza di porsi interrogativi, di riattivare negli spettatori una coscienza critica.

Antoni Muntadas vive e lavora a New York dal 1971. Ha insegnato in diverse istituzioni in Europa e negli Stati Uniti, tra cui l’Ecole Nationale des Beaux Arts a Parigi, l’Ecole des Beaux Arts a Bordeaux e a Grenoble, University of California a San Diego, il San Francisco Art Institute, Cooper Union, l’Università di San Paolo del Brasile e l’Università di Buenos Aires. Insegna attualmente presso il Dipartimento di Architettura del MIT, Cambridge, Massachusetts e allo IUAV a Venezia.
Il suo lavoro è stato esposto in numerosi musei, tra i quali ricordiamo: il MoMa di New York; Berkeley Art Museum; Musée Contemporain de Montreal, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía a Madrid, Museo de Arte Moderno a Buenos Aires, Museu de Arte Moderna a Rio de Janeiro, e il Museu d’Art Contemporani de Barcelona. Il suo lavoro è stato incluso in varie mostre internazionali, tra cui: le edizioni VI e X di Documenta a Kassel (1977, 1997); Whitney Biennial of American Art (1991); la 51a Biennale di Venezia (2005), dove ha presentato On Translation: I Giardini, presso il Padiglione spagnolo, e altre Biennali a San Paolo del Brasile (1983), L’Avana (2000), Taipei (2002), Gwangju (2004), Istanbul (2011) e alla Triennale di Parigi (2012).

Tra le recenti esposizioni personali ricordiamo: Protokolle, Württembergischer Kunstverein, Stoccarda (2006); Proyectos Urbanos (2002/2005), Hacia Sevilla 2008 al Centro de las Artes de Sevilla (2006); Histoires du couteau, Le Creux de l’enfer, Centre d’art contemporain, Thiers (2006-2007); On Translation: Açik Radyo, Myths and Stereotypes al Museo d’arte moderna di Istanbul (2010); About Academia, The Carpenter Center for the Visual Arts, Harvard University, Cambridge, Massachusetts; Arizona State University Art Museum e American Academy in Rome (2011); Muntadas: Entre/Between al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid (2011–2012).
Il suo lavoro si trova, tra le altre, nelle seguenti collezioni pubbliche: The Museum of Modern Art, New York; The Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Long Beach Museum of Art, Long Beach, California; Rotch Library – M.I.T., Cambridge, Massachusetts; Centre George Pompidou, Paris; Centro de Arte Reina Sofia, Madrid; Fundació Museu d’Art Contemporani de Barcelona (MACBA); Fundació La Caixa, Barcelona; Instituto Valenciano de Arte Moderno, Valencia; Ludwig Museum, Budapest; Palais de Beaux Arts, Bruxelles; Fundaçao de Serralves, Porto; Museo de Arte Moderno, Buenos Aires; Museu de Arte Contemporanea, São Paulo; Museo de Arte Contemporaneo, Caracas; The Banff Centre, Banff, Canada; National Gallery, Ottawa; Israel Museum, Gerusalemme.
Muntadas ha inoltre ricevuto premi dalle seguenti istituzioni: Solomon R. Guggenheim Foundation, Rockefeller Foundation, National Endowment for the Arts, the New York State Council on the Arts, Arts Electronica di Linz; Laser d’Or a Locarno, il Premio Nacional d’Arts Plastiques concesso dal Governo catalano, il Premio Nacional de Artes Plásticas nel 2005 e il Premio Velázquez de las Artes Plásticas nel 2009, rilasciato dal Ministero della Cultura spagnolo.

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I Martedì Critici – Aron Demetz

ARON DEMETZ
11 aprile 2017, ore 19.00
Istituto Italiano Cultura Il Cairo 3,
El Sheikh El Marsafi St. Zamalek – Cairo 

a cura di Alberto Dambruoso e Paolo Sabbatini

 

Martedì 11 aprile riprende la stagione primaverile de «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti all’ottavo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno in diverse sedi, alternandosi tra il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina, il Tempietto del Bramante sul Gianicolo, sede dell’Accademia di Spagna, e l’Accademia di Belle Arti di Roma, oltre che all’Istituto Italiano di Cultura Il Cairo.

Ospite del primo appuntamento stagionale de «I Martedì Critici», il primo in assoluto all’estero, sarà Aron Demetz (Vipiteno, Alto Adige, 1972), martedì 11 Aprile.

Aron Demetz, tra i maggiori scultori italiani nel panorama contemporaneo, proviene da una famiglia ladina di intagliatori che da secoli praticavano la scultura lignea, tipica della Val Gardena. La sua prima formazione avviene nel solco di questa tradizione e si completa seguendo i corsi di Christian Höpfer presso l’Accademia di Belle Arti di Norimberga nel 1997-1998. Il legame con la tradizione non si limita soltanto all’uso del legno, ma anche nella scelta iconografica della rappresentazione figurativa. Il soggetto delle opere di Demetz è la figura umana: donne e uomini, adolescenti e adulti, raffigurati in piedi in una posa ieratica, spesso colti nella loro nudità e in una dimensione silenziosa, quasi mistica di comunione con la natura da cui materialmente provengono. La figura prende forma dal tronco, spesso lasciato nella parte inferiore intero a fare da base alla scultura, come se fosse una creatura che emerge viva dall’interno dell’albero, liberata dallo scultore. Seguendo una tecnica che potremmo chiamare del “non-finito”, la levigazione della scultura avviene in alcuni casi solo in maniera parziale e nelle zone in cui permangono a vista le ispide fibre legnose, le loro venature, che sembrano impronte digitali, accrescono la vitalità delle sculture. Nel momento stesso in cui Demetz porta avanti la tradizione, egli la supera grazie al carattere fortemente sperimentale di una ricerca che nel corso degli anni ha esplorato le molteplici potenzialità espressive della lavorazione del legno, che di volta in volta è scalfito, plasmato, grezzamente sbozzato o finemente levigato, ma anche ibridato con diversi materiali organici, come funghi e resine. L’uso della resina vegetale ha dato luogo a una serie di lavori presentati al Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2009. Raccolta dall’artista stesso nei boschi, la resina è lasciata colare sulle sculture, quasi a evocare la sua funzione originale di balsamo per ricostruire la superficie lesionata dell’albero, in questo caso le ferite inferte al tronco per far fuoriuscire il corpo umano. Come il legno anche la resina è un materiale vivo e attivo, che muta col passare del tempo portando la scultura a risultati inattesi. Un altro modo per sfuggire al completo controllo sull’esito dell’opera da parte dell’autore è l’uso del fuoco. La serie Burning è costituita da sculture lignee bruciate nella loro interezza; il fuoco è bloccato poco prima che distrugga l’opera, resa fragile e annerita dalle fiamme, come reduce da un rito di purificazione. La sperimentazione dell’artista non si esaurisce con il legno, ma coinvolge altri materiali come bronzo, il marmo e il vetro. La recente

serie di lavori che ha dato vita alla mostra Autark (2016) segna un’ulteriore svolta nella produzione di Demetz: la figura umana è scomparsa per lasciare il posto a una forma astratta, frutto della combinazione tra elementi diversi e dell’unione di materiali eterogenei come legno, resina e bronzo, una forma nuova e viva, che esprime se stessa in autonomia rispetto all’artista. Ancora una volta Demetz fa parlare una tecnica antica come la scultura lignea in un linguaggio contemporaneo.

Aron Demetz vive e lavora a Selva di Val Gardena, Bolzano. Dal 2010 per tre anni ha insegnato scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. Tra le sue principali mostre ricordiamo: Aron Demetz, Museo Archeologico, Milano, 2006; Les fleurs du mal, Arcos Museo di Arte Contemporanea, Benevento, 2007; Nuovi pittori della realtà, PAC, Milano, 2007; Aron Demetz, PAC, Milano, 2008; Collaudi, Padiglione Italia, 53a Biennale di Venezia, 2009; Aron Demetz, Galleria Goethe, Bolzano, 2011; Messaggi dal Legno, Villa Manin, Passariano Udine, 2011; Solide Fragilità, Villa Bottini, Lucca, 2011; Lo Stato dell’Arte, Padiglione Regione Trentino – Alto Adige, 54a Biennale di Venezia, Palazzo Trentini, Trento, 2011; Humans, Kunsthaus Klagenfurt, Austria, 2013; I AM, Hans Arp Museum Rolandseck, Germania, 2014; SELF: Portraits of Artists in Their Absence, National Academy Museum & School, New York, 2015; Aron Demetz – Memoridermata, Art Center Hugo Voeten, Herentals, Belgio, 2015; Aron Demetz – L’eco della Cenere, Museo de Arte e Historia de Guanajuato, Messico, 2016; Aron Demetz, Castello di Rivara, 2016; Autark (con Robert Pan), Galleria Ghetta, Ortisei, 2016; Il peso di un pensiero, la forza di un’opera, certosa di S. Giacomo, Capri, 2016; La Torre di Babele, Ex Officine Lucchesi, Prato, 2016.

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I Martedì Critici – Carlo Maria Mariani

CARLO MARIA MARIANI
6 dicembre 2016, ore 18,30
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Roma
a cura di Alberto Dambruoso e Italo Tomassoni

Martedì 6 dicembre alle 18.30 si è svolto il settimo appuntamento della stagione autunnale de «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al settimo anno di attività.

La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma, tra l’Accademia di Belle Arti e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – La Farnesina.
Ad affiancare l’ideatore degli incontri Alberto Dambruoso nella conduzione delle interviste, si avvicenderanno interlocutori di volta in volta diversi: Gianluca Brogna, Lorenzo Canova, Marco Di Capua, Guglielmo Gigliotti, Roberto Gramiccia, Italo Tomassoni.

Ospite dell’appuntamento, martedì 6 dicembre, è Carlo Maria Mariani (Roma, 1931). L’incontro è realizzato in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Carlo Maria Mariani si è diplomato nel 1955 all’Accademia di Belle Arti di Roma e fin da giovanissimo dipinge, come ha raccontato nell’intervista con Pier Vittorio Tonelli (in “Flash Art”, febbraio 2013), misurandosi, nelle prime esperienze, con la tecnica dell’affresco sulle superfici estese di absidi e catini di chiese. Negli antichi maestri allora prediletti, come Correggio e Caravaggio, o i Veneziani, primo fra tutti Tintoretto, riconosce la stessa tensione che muove dal profondo la sua pittura: lo slancio, venato di nostalgia, verso l’irraggiungibile ideale classico della forma. Più che frequentando pinacoteche, lo studio dell’antico si alimenta nelle biblioteche e negli archivi, come quello dell’accademia di San Luca a Roma, dove Mariani si concentra sugli artisti e teorici del Neoclassico, tra cui Johann Joachim Winckelmann, Karl Philipp Moritz e Anton Raphael Mengs.

L’approfondita conoscenza della tradizione e del passato lo porta a coniare la definizione di “Pittore come storico dell’arte” e a stabilire con gli antichi artisti e le loro opere un rapporto di natura empatica.

Negli anni Settanta, quando il sistema dell’arte era ancora dominato dal movimento concettuale, dalle esperienze performative e dell’happening, Mariani si dedica a una colta pittura figurativa: temi iconografici di ispirazione neoclassica prendono corpo sulla tela attraverso stratificazioni di colore e gradazioni di luce, spesso immersi in universi immaginari dove irrompono elementi di matrice surrealista o atmosfere d’ascendenza metafisica. La scelta all’epoca controcorrente della pittura, per di più figurativa, non rappresenta un’evasione, ma lancia una sfida, acuita dall’impronta classicheggiante dei soggetti e della resa, e offre una riflessione sullo stesso fare arte nel mondo contemporaneo. Mariani è l’artista di spicco dell’Anacronismo, movimento lanciato da Maurizio Calvesi nei primi anni Ottanta che, come rivela l’etimologia del termine, si riferisce a valori “fuori tempo” rispetto all’attualità e che attraverso un linguaggio colto, ricco di citazioni e vertiginosamente affacciato su un tempo remoto, destabilizza il presente.

Il dipinto nell’opera di Mariani diventa un terreno di indagine sulle attuali potenzialità del mezzo pittorico, senza rinunciare all’imprescindibile rapporto con l’antico che deriva dalla sua secolare tradizione e che, oltre a nutrire la nostra esigenza di bellezza, armonia e di contemplazione, attraverso una sfasatura ci interroga sul valore del tempo della memoria.

Dal 1993 Carlo Maria Mariani vive e lavora a New York. Nel 1997 ha ottenuto il Premio Marche per l’arte contemporanea ad Ancona e nel 1998 il Premio Antonio Feltrinelli per la pittura conferito dall’Accademia nazionale dei Lincei.

Le sue opere sono conservate in numerose collezioni in Italia e all’estero, tra cui ricordiamo: Guggenheim Museum, New York; Lincoln Center, New York; Tate Gallery, Londra; Frye Museum, Seattle, Washington; Groninger Museum, Groninger, Olanda; Kunstsammlugen-Schlossmuseum, Weimar; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Fondazione Maramotti, Reggio Emilia; Collezione Borghese, Roma; ilMuseo di Palazzo Forti, Verona.

Tra le principali rassegne internazionali cui ha partecipato, ricordiamo: XVI Biennale di San Paolo, 1981; Documenta 7 a Kassel, 1982, Biennale di Sydney 1986, le edizioni della Biennale di Venezia del 1982, 1984,1990, La Quadriennale di Roma, 1992.

Ha inoltre esposto presso: Galleria d’Arte Moderna, Roma, 1980; Centre George Pompidou, Parigi, 1984; Museum of Modern Art, New York, 1984; Hirshorn Museum, Washington D.C., 1985; San Francisco Museum of Modern Art, 1986; Palais des Beaux Art, Charleroi, Belgio, 1987; Mathildenhohe Darmstadt, Germania, 1992; Los Angeles County Museum of Art, 1992; Frankfurt Kunstverein, Germania, 1997; California Center for the Arts, 1996; Frye Museum, Seattle, 1999; Museo d’arte moderna di Ostenda, Belgio 2001; Philadelphia Museum of Art, 2004; Palazzo Te, Mantova, 2005; Smithsonian National Portrait Gallery, Washington D.C., 2009; CIAC – Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno, 2013.

Per maggiori informazioni:
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Piazzale della Farnesina, 1
+39 06 36914145
dgsp8@esteri.it
www.collezionefarnesina.esteri.it

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I Martedì Critici – MARIA TERESA BENEDETTI

MARIA TERESA BENEDETTI
18 ottobre 2016, ore 18,30
Accademia di Belle Arti di Roma
a cura di Alberto Dambruoso e Marco Di Capua

Martedì 18 ottobre si è tenuto il quinto appuntamento della stagione autunnale de «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al settimo anno di attività. La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma, presso l’Accademia di Belle Arti in via di Ripetta.

Ad affiancare Alberto Dambruoso nella conduzione delle interviste, si avvicenderanno interlocutori di volta in volta diversi: Gianluca Brogna, Lorenzo Canova, Marco Di Capua, Guglielmo Gigliotti, Roberto Gramiccia.

Ospite del quarto appuntamento, martedì 18 ottobre, è Maria Teresa Benedetti.

Storica e critica d’arte, Grande Ufficiale della Repubblica, Premio De Sica 2015, Maria Teresa Benedetti nasce a Urbino, ma vive e lavora a Roma. All’inizio degli anni Settanta s’interessa al teatro e pubblica nella “Fiera Letteraria di Roma” un’inchiesta a puntate sulla scenografia in Italia e nel 1975 scrive lo studio Il Teatro di Giovanni Testori. Dal 1980 al 1998 è stata titolare della cattedra di Storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Roma e precedentemente, dal 1972 al 1979, a quella di Frosinone. Accanto all’insegnamento ha coltivato la carriera giornalistica, pubblicando numerosi articoli su diversi quotidiani, tra cui “Il Tempo”, Roma (1989-2001), “Il Giorno”, Milano (1992) e “L’Informazione”, Roma (1994-1995). Autrice di numerosi volumi dedicati alla cultura artistica europea del secondo Ottocento e del primo Novecento, nonché di svariati saggi per riviste scientifiche e divulgative e per cataloghi di mostre, Maria Teresa Benedetti è inoltre curatrice di mostre, presentate in spazi istituzionali, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Palazzo delle Esposizioni a Roma, Palazzo Reale e La Permanente a Milano. La sua attività scientifica si è prevalentemente dedicata all’approfondimento del Preraffaellismo, dell’Impressionismo, del Simbolismo, del Liberty, rivolgendo però lo sguardo anche verso le ricerche più attuali. Dal 2001 al 2004 ha ricoperto la carica di Presidente della Sezione italiana dell’A.I.C.A. (Associazione internazionale di critici d’arte) e dal 2001 al 2016 è stata Consulente del Complesso del Vittoriano a Roma, oltre che Membro del Comitato scientifico per l’attività espositiva della stessa istituzione.

Tra le sue principali pubblicazioni, ricordiamo: Dante Gabriel Rossetti. Disegni, La Nuova Italia, Firenze 1982; Dante Gabriel Rossetti, (Catalogo generale dell’opera pittorica), Sansoni, Firenze 1984 (ristampa aggiornata Charta, Milano 1998); Dentro l’Immagine. L’Impressionismo, Mondadori, Milano, 1993 (trad. francese Gründ, Parigi 1993); Paul Cézanne, la vita e l’opera, Mondadori, Milano 1995 (trad. francese Gründ, Parigi 1995); Cézanne, Crescent Books, New York 1995; Cézanne nella collana “Vie d’artiste”, Gründ, Parigi 2005; Cézanne nella collana “Vite d’artista” editore Giunti, Firenze 2006; La ricerca di assoluto in Cézann,e nella collana “Grandi monografie”, Electa, Milano, 2006; Preraffaelliti, De Luca Editori d’Arte, Roma, 2012.
Tra le principali mostre curate da Maria Teresa Benedetti, ricordiamo: Burne-Jones dal Preraffaellismo al Simbolismo, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, 1986-87; Dei ed eroi. Classicità e mito fra ‘800 e ‘900, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1997-98; Cézanne il padre dei moderni, Complesso del Vittoriano, Roma, 2002; Ritratti e figure. Capolavori impressionisti, Complesso del Vittoriano, Roma 2003; Degas classico e moderno, Complesso del Vittoriano, Roma 2004-05; Il lavoro negli anni delle avanguardie russe, Complesso del Vittoriano, 2005; Manet, Complesso del Vittoriano, Roma, 2005-06; Omaggio all’arte americana, Palazzo Valentini, Roma, 2006; Donghi. �Complesso del Vittoriano, Roma, poi Palazzo Reale, Milano, 2007; Franco Gentilini – nel centenario della nascita, Milano, Museo della Permanente, 2009-10; Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne-Jones e il mito dell’Italia nell’Inghilterra Vittoriana, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, 2011; Cézanne e gli artisti Italiani del ‘900, Complesso del Vittoriano, Roma, 2013-14; Toulouse Lautrec – Luci e ombre di Montmartre, Pisa Palazzo Blu, 2015-2016 (con la pubblicazione del catalogo generale dell’opera grafica).

INFO PUBBLICO
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
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Via di Ripetta 222, Roma

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i martedì critici – luca rossi

LUCA ROSSI
11 ottobre 2016, ore 18.30
Accademia di Belle Arti di Roma
a cura di Alberto Dambruoso e Gianluca Brogna

Giunge al quarto appuntamento la stagione autunnale 2016 de «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena dell’arte organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», arrivati al settimo anno di attività. La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma presso l’Accademia di Belle Arti in Via di Ripetta.

Ad affiancare Alberto Dambruoso nella conduzione delle interviste, si avvicenderanno interlocutori di volta in volta diversi: Gianluca Brogna, Lorenzo Canova, Marco Di Capua, Guglielmo Gigliotti, Roberto Gramiccia.

Ospite dell’appuntamento di martedì 11 ottobre è Luca Rossi (Castel San Pietro Terme, 1979).

Lo hanno definito la “primula rossa” dell’arte italiana. Da sette anni sviluppa quotidianamente un’estenuante attività critica, progettuale e divulgativa. “Luca Rossi” è un’identità collettiva che chiunque può vestire. In questo modo il concetto di individualità artistica tradizionale viene realmente messo in discussione, sollecitando chiunque ad un senso di responsabilità e di opportunità.

Luca Rossi apre il blog Whitehouse nel 2009 (le cui sintesi oggi sono su www.lucarossilab.it e www.lucarossicampus.com) come una piattaforma dedicata alla critica d’arte, a progetti artistici non convenzionali e a iniziative volte a diminuire il gap tra arte contemporanea e pubblico.

Luca Rossi è stato definito “la personalità artistica più interessante nel panorama italiano” (Exibart, 2010) da Fabio Cavallucci, attuale Direttore del Museo Luigi Pecci di Prato, e come la nuova promessa dell’arte italiana da Giacinto Di Pietrantonio, attuale Direttore della GAMeC di Bergamo, che lo indica come la “nuova Vanessa Beecroft” (Artribune, 2013).

I principali operatori del sistema dell’arte nazionale e internazionale hanno partecipato al blog Whitehouse con articoli e interviste, contribuendo alla sua popolarità. Parallelamente Luca Rossi ha scritto numerosi articoli su riviste specializzate, come Flash Art Italia, Exibart e Artribune. Dal 2010 insieme a Enrico Morsiani, ha ideato una serie di progetti tra arte e divulgazione, come “Corso Pratico di Arte Contemporanea” (2010), “Duchamp Chef” (2013) e “MyDuchamp” (2014) e “Museo diffuso” (2016). Nel dicembre 2015 sulla rivista Alfabeta2 è stato pubblicato un confronto tra Luca Rossi e Mario Perniola. Dal febbraio 2016 Luca Rossi gestisce un blog di arte, attualità e divulgazione su Huffington Post.

Sul Blog Whitehouse, e oggi su “Luca Rossi Lab”, sono stati presentati numerosi progetti curati e realizzati da Luca Rossi in diversi contesti: Mart di Rovereto (2009), Whitney Biennial di New York (2010), Reggia di Versailles (2012), Biennale di Venezia (2013), Abbazia di Sénanque (2013), New Museum di New York (2014), Gamec di Bergamo (2014); Boros Collection di Berlino (2015), Serpentine Gallery di Londra (2015), Hangar Bicocca di Milano (2015), Musei Capitolini (2016), Fondazione Prada (2016), Hotel Helvetia (2016).
Sul Blog Whitehouse sono stati coinvolti molti operatori del settore tra cui: Roberto Ago, Andrea Lissoni, Angela Vettese, Maurizio Cattelan, Francesco Bonami, Giacinto Di Pietrantonio, Massimo Minini, Maurizio Mercuri, Fabio Cavallucci, Giorgio Andreotta Calò, Jens Hoffman, Massimiliano Gioni, Alfredo Cramerotti, Danilo Correale, Cesare Pietroiusti, Valentina Vetturi, Anton Vidokle, Micol Di Veroli, e molti altri; tale dibattito è stato ospitato su diverse riviste di settore: Flash Art, Exibart, Cura Magazine, Artribune, GlobartMag, Arskey.

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