I MartedÌ Critici – Vittorio Messina
Tappa numero tre. Nuovo ciclo autunnale dei Martedì Critici a Roma, Chiostro del Bramante. Ospite di Alberto Dambruoso e Marco Tonelli c’è Vittorio Messina: un percorso tra scultura e architettura, reinventando lo spazio con oggetti del quotidiano, tramutati in forme pure
Scritto da Helga Marsala | martedì, 9 ottobre 2012
Vittorio Messina, Progetto per cella bianca,1993
VITTORIO MESSINA
Chiostro del Bramante, Roma
2 ottobre alle 2012, 19.30
a cura di Alberto Dambruoso e Marco Tonelli
con la collaborazione di Sara De Chiara e Carolina Costanzo
Ospite del terzo incontro autunnale dei Martedì Critici al Chiostro del Bramante è Vittorio Messina (Zafferana Etnea, 1946).
Ha studiato alla facoltà d’architettura di Roma, città dove si è formato anche artisticamente (ebbe Gastone Novelli come professore al Liceo artistico) assorbendo il clima di ricerca che si respirava intorno alla metà degli anni Sessanta nell’ambiente capitolino, dove gravitavano tra gli altri artisti come Afro, Burri, Capogrossi, Turcato, Dorazio. Messina emerge sulla scena artistica nazionale verso la fine degli anni Settanta con alcuni lavori installativi, sorta di combine tra scultura e architettura, permeati da un forte pensiero filosofico-concettuale, che ancor oggi caratterizza tutta la sua opera. A partire dalla metà degli anni Ottanta stabilisce forti legami col clima artistico europeo e internazionale, e il contemporaneo emergere di artisti come Thomas Struth e Thomas Schutte in Germania. Riprendendo il pensiero heisenberghiano dell’indeterminazione, Messina ha dato vita a una ricerca complessa sul concetto di transeunte che unisce in un solo abbraccio la vita e l’arte. Attraverso differenti media, dal video in versione tableau vivant (Messina è autore anche di mediometraggi cinematografici), ai disegni, dalle incisioni alle fotografie, ma soprattutto attraverso le grandi installazioni spazio-ambientali Messina tende a porre in evidenza quegli elementi precari dell’architettura (le cosiddette “Celle” che hanno interessato a lungo la sua idea di spazio confinato e i più recenti “Cantieri”), attraverso la giustapposizione di materiali eterogenei e spesso improbabili, come gli ombrelli aperti che talvolta compaiono nelle sue archi-sculture.
Dopo la prima mostra personale del 1978 nello spazio di Sant’Agata dei Goti, importante centro di aggregazione culturale e di sperimentazione artistica nella Roma dei fine Settanta (che ha visto emergere altri nomi come Felice Levini, Pino Salvatori e Bruno Ceccobelli), Messina ha realizzato mostre di grande rilievo nelle più importanti gallerie di ricerca, quale La Salita di G.T. Liverani, le gallerie Minini di Brescia e Tucci Russo di Torino, ha esposto in numerosi Musei e centri espositivi italiani (gli Incontri Internazionali d’Arte di Palazzo Taverna a Roma (1987), il Museo Pecci di Prato (1988), la Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Bologna(1994), la GAM di Torino (1999), il MACRO di Roma (2011), e del Mondo, tra cui il Centro Reina Sofia di Madrid(1990), la H. Moore Foundation ad Halifax (1999), la Neue National Galerie di Berlino (1996), il Kunstverein di Dusseldorf (1994), le gallerie Miro di Londra e Shimada di Tokio, il Museo di Leeds (1993), il Kunstverein di Kassel (1991), il Museo di Erfurt (1997), la DKM Foundation di Duisburg (2008), il Field Institute Insel Ombroich di Neuss, (2008), ecc.