GIUSEPPE GALLO
30 ottobre 2012, ore 19.30
Chiostro del Bramante, Roma
a cura di Alberto Dambruoso e Marco Tonelli
con la collaborazione di Eleonora Aliano e Laura Lionetti
Ospite del settimo appuntamento dei Martedì Critici al Chiostro del Bramante è Giuseppe Gallo (Rogliano, Cosenza 1954).
Pittore, disegnatore e scultore italiano, Gallo è un artista di levatura internazionale, come dimostrano le sue numerose mostre allestite nei più prestigiosi Musei e spazi istituzionali del mondo, la presenza delle sue opere in importanti collezioni museali, tra cui quelle del MoMA di New York e del Modern Kunst Museum di Vienna e infine la partecipazione con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1990. Gallo è stato anche uno dei primi artisti ad aver dato vita, prendendo studio all’interno dell’ex Pastificio Cerere nel quartiere di San Lorenzo a Roma, a quella ricca stagione sperimentale della fine degli anni Settanta, consegnata alle pagine dei manuali di storia dell’arte con il nome di Scuola di San Lorenzo.
Artista di rara sensibilità, Gallo è autore di un’opera dalle forti connotazioni simbolico-poetiche in cui la combinazione tra i differenti elementi iconici e materici sembra mirare alla realizzazione di un’armonia cosmica. La sua ricerca si potrebbe definire in altre parole come un felice mix in cui pensiero, tempo, alchimia, matematica, cosmogonia, filosofia, saggezza antica, contatto empatico con la natura e amore per i materiali direttamente attinti da essa, si sono dati appuntamento.
Quello di Gallo è un modo di procedere artistico all’insegna della leggerezza poetica che fa sì che la materia si trasmuti e da pesante diventi lieve, aerea come le piccole foglie numerate che talvolta compaiono nei suoi dipinti, appoggiate sulla superficie del supporto della tavola come fossero appena cadute dagli alberi e immediatamente archiviate dall’artista in base alla loro forma attraverso numeri, o essenziale, come il suo ultimo ciclo scultoreo legato all’archetipo del bastone e istallato su una parete del suo nuovo studio: rami e radici contorti, esili fusti trasformati in bastoni di bronzo scandiscono il passare del tempo, scandagliando al contempo la natura umana comportamentale attraverso impercettibili ma efficacissime manipolazioni in chiave simbolica.
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